Travaglio, re degli sciacalli nostalgico di Arcuri: fa il killer di Figliuolo e specula sulla povera Camilla
(Mis)Fatto Quotidiano, Marco Travaglio, letteralmente ossessionato dall’idea di svillaneggiare il nemico di turno, in questo periodo ce l’ha forsennatamente con il generale Figliuolo. E complice una nostalgia canaglia del rimpianto (solo da lui) Arcuri, si scaglia quotidianamente contro il commissario straordinario in divisa. Ora con vignette firmate da Mannelli, ora con deliranti attacchi sferrati a colpi di ingiurie e di accuse su tre zampe. Motivate da un astio duro e puro, che arriva a negare finanche l’evidenza. Anche oggi: quando con un editoriale in prima pagina, emblematicamente intitolato «Scuse e dimissioni», arriva addirittura a ad accostare Figliuolo alla disgrazia di Camilla Canepa, la 18enne ligure morta per una concatenazione di eventi dopo il vaccino Astrazeneca, somministrato in un Open day.
Travaglio ossessionato da Figliuolo: l’ultimo sfregio in prima pagina
Uno sproloquio per punti, quello che anima l’articolessa di Travaglio contro Figliuolo, che non si piò giustificare con la semplice motivazione di un attacco di nostalgia fulminante per il duo Giuseppe Conte-Domenico Arcuri che comunque, di base, spinge ordinariamente il direttore del Fatto Quotidiano ad attaccare con stilettate non proprio in punta di fioretto Mario Draghi e il generale stratega della campagna vaccinale che ha recuperato in corsa inefficienze e misfatti del precedente commissario straordinario. Straordinario giusto in quanto a mancanze, ritardi e inchieste registrate a suo nome. Ma tant’è: altro giro, altro sfregio. Altri colpi bassi sferrati sotto la cintura tanto per rinverdire di nuova linfa al vetriolo – di fatto la cifra stilistica del direttore grillino – l’ossessione di turno.
Travaglio su Figliuolo: altro giro, altra corsa della macchina del fango
Quella per cui Travaglio ha ingaggiato una campagna di fango quotidiana contro Figliuolo, colpevole, tra l’altro, agli occhi del giornalista dell’innegabile cambio di passo nella campagna vaccinale. Di aver cancellato i disastri del predecessore. E vittima di una ossessione maniacale cresciuta esponenzialmente ad ogni sottolineatura da parte del generale dello sfracello Arcuri: a partire dal folle progetto delle primule che Figliuolo ha smantellato e archiviato appena insediato, facendo risparmiare al Paese circa 200 milioni di euro. Roba da educande in confronto all’ultimo assalto alla giugulare che Travaglio riserva al nemico in divisa che oggi attacca in una sorta di riepilogo in 5 punti: tutti inesorabilmente contro lo stratega della campagna vaccinale. Tutti mirati a sottolineare errori e ad annunciare disastri, puntualmente smentiti dai fatti o facilmente contestabili.
Un j’accuse in 5 punti, un florilegio di accuse e sberleffi insostenibili
Un florilegio di accuse, quelle di Travaglio contro Figliuolo, che la solita grammatica dell’insulto declina all’ultimo attacco. Un cahier de doleances e di invettive in cui il direttore del Fatto parla di «disastro con scaricabarile degli Open Day». Di un generalissimo «affetto da annuncite e ansia da prestazione». Di folle ricorso ad Astrazeneca. E chi più ne ha, più ne metta… Un delirio in prima pagina in cui il direttore assembra in un unico calderone, tesi e le loro stesse smentite. E in cui, tra «gli Open Day indiscriminati per svuotare i frigoriferi pieni di fiale AZ», senza i quali – recita il j’accuse del giornalista – «i nostri ragazzi non avrebbero aggiunto al rischio zero di morire per Covid, il rischio X (si vedrà quanto alto o basso) di morire per reazioni avverse». E rimpianti vergati in punta di penna per il passaggio da Arcuri al generale, Travaglio verga l’accusa più grave.
Lo scempio: quella che coinvolge la povera Camilla
Quella lanciata al punto 3 della sua feroce disamina: «Se avessimo seguito l’esempio della Germania, anziché crederci più furbi dei tedeschi per recuperare il terreno perduto nel passaggio da Arcuri (Italia davanti alla Germania) a Figliuolo (Italia doppiata dalla Germania), Camilla Canepa sarebbe ancora viva: è vero che aveva una patologia autoimmune e chi l’ha vaccinata e dimessa ai primi sintomi trombotici ha commesso un grave errore; ma senza gli Open Day, difficilmente sarebbe stata vaccinata». Un orrore arrivato al culmine. E che gli stessi “se” posti tra le righe dall’editorialista infarciscono di dubbi e smentite automatiche. Ma la logica deduttiva, si sa, per Travaglio è opinabile. Il buon gusto – che quantomeno vieterebbe di fare sciacallaggio su una povera ragazza appena deceduta – un’occasione mancata da Travaglio. E, soprattutto, un’opzione fruibile a seconda della convenienza. E del nemico di turno...