Vaccini ai giovani tra 12-15 anni, gli esperti: con loro proteggiamo anche scuola, famiglia, fragili
Vaccini ai giovani tra 12-15anni: l’immunologo Alberto Mantovani smentisce l’esortazione alla cautela ribadita ieri dal collega Andrea Crisanti. E con il sostegno di Andrea Biondi, direttore della Clinica pediatrica dell’Università Bicocca e della Fondazione Mbbm, ospedale San Gerardo, in un’intervista al Corriere della sera rilancia: «I dati dicono che, in questa ristretta e particolare fascia di popolazione, gli adolescenti tra i 12 e i 15 anni, il vaccino funziona estremamente bene». Di più: «Induce una risposta anticorpale uguale — se non migliore — rispetto agli adulti e dà una protezione del 100% dall’infezione».
Vaccini ai giovani tra 12-15 anni: il sì incondizionato di Mantovani e Biondi
Nel nostro Paese sono già molte le Regioni che hanno aperto le prenotazioni. E la domanda ritorna a loop: ma è opportuno vaccinare i ragazzi di questa fascia d’età? La ri-sposta a due voci degli esperti interpellati dal quotidiano di via Solferino è sì: «I benefici, individuali e sociali, connessi a questa scelta, sono indubbi». «Se è vero infatti che gli adolescenti raramente si ammalano di Covid-19, è altrettanto vero che, a volte, possono sviluppare una malattia nuova e molto grave – spiegano Mantovani e Biondi – indotta da Covid: la Mis-C (Multi Organ Inflam-matory Syndrome Covid), osservata per la prima volta a Bergamo e nel Regno Unito.
Che cosa è la Mis-C riscontrata per la prima volta a Bergamo e Londra
Una malattia infiammatoria sistemica simile alla sindrome di Kawasaki, che ancora conosciamo molto poco. Non capiamo, ad esempio, perché colpisca alcuni ragazzi e non altri. Ma purtroppo sappiamo che può causarne il ricovero in terapia intensiva. Il vaccino, dunque, oltre a proteggere dal Covid, proteggerebbe anche dal possibile successivo sviluppo della Mis-C».
Vaccini ai giovani tra 12-15 anni, i due esperti al “Corriere della sera”: nessun timore
Dunque, l’immunologo Alberto Mantovani, direttore scientifico dell’Irccs Humanitas e professore emerito della Humanitas University. E Andrea Biondi, direttore della Clinica pediatrica dell’Università Bicocca e della Fondazione Mbbm, ospedale San Gerardo, sciolgono ogni tipo di riserva: e la prognosi è nettamente favorevole all’immunizzazione dei giovani. Anche sottolineando la mancanza di dati, al momento, tra vaccinazione e rischi connessi alla somministrazione. Portando ad esempio il caso di Israele dove, riferiscono gli esperti, «è stata sollevata la possibilità che il vaccino sia associato a rarissimi casi di miocardite (infiammazione del miocardio).
Nessuna evidenza di un rapporto causa-effetto fra vaccino e miocardite
Ad oggi – chiariscono Mantovani e Biondi – non vi è evidenza di un rapporto causa-effetto fra il vaccino e questa complicanza, di regola controllabile. Secondo il Center for Disease Control che monitora la vaccinazione negli Usa – il Paese con il più alto numero di vaccinati – non vi è evidenza di un aumento nell’incidenza delle miocarditi né tantomeno di un rapporto causa-effetto».
Sul rischio di miocardite dopo i vaccini ai giovani tra 12-15 anni: la risposta degli esperti
«Israele stesso e le Agenzie regolatorie negli Stati Uniti, in Europa e nel nostro Paese concordano sul fatto che il rapporto benefici-rischi propenda nettamente a favore della vaccinazione degli adolescenti – rimarcano Mantovani e Biondi – E, in un momento in cui i numeri della popolazione anziana vaccinata salgono, vaccinare gli adolescenti il più in fretta possibile con due dosi significa allacciare loro, in vista dell’estate e della successiva riapertura delle scuole, una cintura di sicurezza contro le possibili varianti che, bloccate nelle persone anziane, potrebbero rivelarsi aggressive nei più giovani», avvertono.
Mettere in sicurezza i ragazzi significa proteggere loro, la scuola, la famiglia, i fragili
Non solo. «Se il beneficio individuale della vaccinazione degli adolescenti, come abbiamo visto, è netto. Lo è anche quello sociale: mettere in sicurezza i ragazzi significa da una parte mettere in sicurezza la scuola, fondamentale per il futuro dell’intero Paese. Dall’altra, proteggere le persone con cui i giovani entrano in contatto: in famiglia e non solo. Tra loro, gli oltre 2 milioni di over 60 non ancora vaccinati, che sono più a rischio in caso di contagio. E le persone fragili: pazienti oncologici. Malati autoimmuni trattati con farmaci che sopprimono le difese immunitarie. Chi ha subito trapianti o è in dialisi…La preoccupazione che i vaccini siano meno efficaci su queste persone con il sistema immunitario compromesso è forte. Di qui l’importanza di tutelarli il più possibile – sostengono gli esperti – vaccinando il resto della popolazione».
L’importanza dei vaccini ai giovani
«Non abbiamo timore, quindi – concludono Mantovani e Biondi – a vaccinare i nostri figli 12-15enni contro Covid. E non dimentichiamo nemmeno l’importanza delle altre vaccinazioni, in questa fascia d’età: quella contro il virus del papilloma, che protegge dal cancro dell’utero e di testa-collo. E il richiamo per le malattie esantematiche. I vaccini salvano la vita: usiamoli, quindi, e condividiamoli con i Paesi in cui, purtroppo, ancora i bambino su 5 muore perché non ha accesso a quelli più elementari».