Vauro l’astioso, ultimo sfregio a Giorgia Meloni: la vergognosa vignetta sul sorpasso a passo dell’oca
Vauro contro la Meloni: l’ultima vergognosa vignetta sul sorpasso a destra su Salvini, a “passo dell’oca”, conferma solo astio politico e una indefessa capacità di rifarsi solo a un linguaggio denigratorio obsoleto e anacronistico. Insomma, ribadisce una volta di più che il vecchio odio di certi militanti di sinistra è davvero duro a morire. E anche se la cosa non è certo una novità, indigna sempre come la prima volta trovarcisi di fronte… Peraltro, il fatto di stigmatizzare risentimento politico e invida sondaggistica con l’ultima vignetta, aggiorna e attualizza ad oggi rancori e risentimenti mai sopiti. Declinati ancora poche ore fa, alla striscia apparsa sulla prima pagina del Fatto Quotidiano. In cui il disegnatore armato di livore, ritrae Giorgia Meloni spedita verso l’affermazione popolare, e mentre supera Salvini a “passo dell’oca” (con tanto di stivalone nero calzato ai piedi). Un compendio di vecchi stereotipi e logori richiami, che ormai fanno presa solo su Marco Travaglio e sui suoi proseliti del rito grillino, rivisitato e corretto nel nome e per contro dell’ultimo nume tutelare: Giuseppe Conte.
Vauro contro la Meloni: l’ultima vergognosa vignetta sul sorpasso a destra a “passo dell’oca”
Insomma, Vauro è ostinatamente recidivo. Solerte, a parole e vignette, a rimarcare il suo astio politico contro gli avversari. Come quando, in occasione degli insulti rovesciati via radio addosso alla leader di Fdi da un professore universitario di Siena, il disegnatore satirico dichiarò a chiare lettere di non voler manifestare solidarietà alla parte lesa. Ne deduciamo: solo perché schierata dall’altra parte della barricata rispetto alla sua. Un principio arbitrario, al limite del dogmatico, e sicuramente inaccettabile. Almeno quanto decifrabile nella sola ottica di un astio politico accecante nutrito e covato contro l’avversario di turno.
La solita tattica, il solito fine: infangare il temibile avversario di turno
Come del resto Vauro ha dimostrato di essere capacissimo a sbandierare, nel recente passato, con anni di fango riversati su Silvio Berlusconi prima. E, in misura minore e modalità diverse, su Matteo Renzi, poi. Oggi, infine, costretto ad aggiornare la sua lista di nemici e ossessioni. Complici i sondaggi che danno la Meloni volare alto su avversari e competitor interni, ecco che Il Fatto – già sponsor dei grillini e ora dichiaratamente pro-contiano – centra nel suo mirino proprio Giorgia Meloni, temuta dal Pd alleato del M5s. e pronta a svettare anche nell’alveo della sua stessa coalizione di centrodestra. E dunque, agli occhi di Travaglio e Vauro, chiamata a “scontare” l’affermazione conquistata sul campo…
Il riferimento all’evidentemente indigesto sondaggio di Pagnoncelli
Un imbarbarimento dei costumi politici e del tratto, quello che Vauro rivendica e firma ad ogni nuova vignetta “anti”, che ha finanche più del canagliesco che del “travagliesco”. Non per niente il direttore del Fatto Quotidiano arma la matita del disegnatore militante ad orologeria. E quando si tratta di Giorgia Meloni il vignettista non si smentisce mai. Così, l’ultimo affronto fumettistico appare oggi in prima pagina sul Fatto dove, in una striscia assai poco originale, Vauro persegue il suo obiettivo di sempre: infangare il “nemico di turno”. Che, guarda caso, conquista le folle per credibilità e consensi. Dunque, intitolando la vignetta – anche qui, assai poco originalmente – Il sorpasso, il disegnatore più acrimonioso che satirico si rifà al sondaggio di Nando Pagnoncelli.
Vauro, contro la Meloni la solita, vecchia logica denigratoria infarcita di stereotipi inattendibili
Quello che ha dato conto del superamento a destra di FdI ai danni della Lega. Una rilevazione che deve aver colpito come un pugno nello stomaco più Vauro che Salvini, tanto da reagire disegnando un Salvini in canottiera, a pancia (e fianchi?) scoperti, mentre arranca alle spalle di Giorgia Meloni. La quale, invece, nella rivisitazione di Vauro, viaggia spedita “a passo dell’oca“. Di nero vestita e con stivale in primo piano, verso l’affermazione e il successo. Insomma, la grammatica usata dal disegnatore sguinzagliato da Travaglio è sempre la stessa: stereotipi in naftalina e superati dalla prova dei fatti. Al servizio di una vecchia logica denigratoria, dura a morire. E persino ad attenuarsi. Insomma, la solita vergogna Vauro-Travagliesca da ancien regime in disarmo. Dura da estirpare e persino da rinverdire: anche di fronte all’evidenza di numeri. Riscontri. Fatti (e non Fatto, per quanto Quotidiano)…
In basso la vignetta di Vauro di oggi, 15 giugno, pubblicata in prima pagina sul Fatto Quotidiano