Victoria’s secret, gli “angeli” via dalla passerella per far posto all’omaggio al gender fluid
Gli angeli di Victoria’s secret, il marchio Usa dell’intimo in perdita dal 2016, devono sgomberare la passerella. Al loro posto “donne” più rappresentative del genere femminile. Tra cui la campionessa di calcio e attivista Lgbt Megan Rapinoe e la modella transgender Valentina Sampaio. Una scelta di marketing che, accodandosi al nuovo must di pubblicità e serie tv, cioè esaltare il gender fluid e le identità “non binarie”, tenta di risollevare le sorti del marchio fondato nel 1977.
Victoria’s secret: basta con le top model sexy
Victoria’s secret, esulta Vanity Fair, “ridefinisce il concetto sexy”. Basta con le modelle belle, alte, tornite e attraenti. E’ ora di adeguarsi a un altro canone di corpo femminile. Ci sta la scelta della modella curvy, ma come giudicheranno i consumatori la soppressione del concetto stesso di donna? Separare infatti il concetto di donna dalla sessualità è un terreno impervio e contestato anche da molte femministe. Ma è proprio ciò a cui punta il neoimperialismo transexual denunciato da Janice Raymond alla fine degli anni Settanta. La donna è dunque asessuata. E’ donna chi si sente tale, indipendentemente dal corpo con cui è nato/a. Ovviamente anche la lingerie deve seguire questo percorso secondo Victoria’s secret. Per questo in tantissimi, sui social, stanno rimpiangendo gli “angeli” e il prototipo di bellezza femminile che si ritiene “superato”.
Victoria’s secret: smettere di essere ciò che vogliono gli uomini
«Bisogna smettere di essere ciò che vogliono gli uomini», ha dichiarato il nuovo amministratore delegato Martin Waters. Saranno 7 super donne a rappresentare Victoria’s Secret oggi e a vestire anche un ruolo di consulenza sulle collezioni: da qui il nome VS Collective. Anche il nome donna scompare e viene sacrificato sull’altare del gender.
Nel 2019 il marchio aveva annullato la sfilata degli angeli
Questa scelta di re-brand arriva due anni dopo che Victoria’s Secret ha annullato la sua sfilata di moda annuale nel 2019 tra le critiche del pubblico perché il marchio avrebbe veicolato un’idea stereotipata di bellezza femminile. Sono seguite poi le dimissioni del top manager Ed Razek accusato di sessismo da alcune modelle. Ora la scelta di reinventarsi. Superare il sessismo va bene ma in quale direzione? Perché se l’obiettivo è quello di cancellare del tutto la femminilità è difficile che un brand di lingerie possa sopravvivere senza cambiare anche il prodotto da piazzare sul mercato.