Cda Rai, La Russa: «Se qualcuno vuol far saltare il centrodestra lo dica, non usi mezzucci» (video)
Nella storia repubblicana non ci sono precedenti: mai, prima d’ora, era successo che l’opposizione venisse totalmente estromessa dalla Rai. Un fatto «grave» e «intollerabile», ha avvertito FdI, che sull’elezione di ieri del Cda ha convocato una conferenza stampa per denunciare i rischi per la democrazia, più che la sua messa al bando dagli organismi di controllo e vigilanza in quanto tale. «Non siamo preoccupati per le poltrone, ma per la democrazia», ha chiarito il vicepresidente della Camera, Fabio Rampelli, parlando del rischio di «derive totalitarie», perché «se non c’è pluralismo dell’informazione, difficilmente ci può essere democrazia: è tutto monopolizzato da maggioranza e governo».
FdI chiede lo Statuto dell’opposizione
Non c’è solo il caso del Cda Rai. Ci sono anche la Vigilanza, il Csm, la Corte costituzionale, le presidenze delle Commissioni bicamerali e delle Giunte. Tutte situazioni in cui la rappresentanza dell’opposizione è garantita dalla prassi parlamentare, in quanto garanzia di democrazia. Che l’andazzo fosse questo, del resto, si era capito dalla battaglia che FdI ha dovuto condurre per ottenere la presidenza del Copasir, nonostante la sua destinazione all’opposizione sia codificata da una legge. Per questo ora, FdI mette sul piatto la necessità di varare uno Statuto dell’opposizione, chiamando in causa «le massime autorità italiane», a partire dai presidenti delle Camera. «Non si può sopportare – ha avvertito Rampelli – l’idea di un regime di arbitro, gestito da chi governa e dalla sua maggioranza».
«La maggioranza ha “privatizzato” la Rai»
«È accaduto talvolta che le forze politiche chiedessero la privatizzazione della Rai. Ecco ora la Rai è stata “privatizzata” dalla maggioranza», ha sintetizzato con una «battuta amara» il capogruppo di FdI al Senato, Luca Ciriani, parlando di «sfregio all’opposizione». È stato poi il capogruppo alla Camera, Francesco Lollobrigida, a ricordare che l’esclusione dell’opposizione dagli organi che sarebbero di sua specifica competenza appare quanto mai sfacciata in un momento in cui quell’opposizione, stando a tutti i principali sondaggi, rappresenta il primo partito nelle intenzioni di voto degli italiani.
La richiesta di dimissioni del presidente della Vigilanza
Certo, i sondaggi non entrano nei meccanismi parlamentari, ma la violazione del meccanismo di rappresentanza, letta alla luce di tutto lo scenario politico, appare ancora più evidente. Tanto evidente che perfino l’Usigrai, il sindacato dei giornalisti Rai, e il consigliere di amministrazione eletto dai dipendenti, Riccardo Laganà, hanno stigmatizzato la scelta della maggioranza parlamentare. «Dobbiamo fare un appello per un riequilibrio, che permetta agli italiani di sentirsi rappresentati», ha chiarito Lollobrigida. Ma come? Un’ipotesi l’ha esposta il vicepresidente del Senato, Ignazio La Russa, che si è appellato a Mattarella e Draghi per un’azione di moral suasion: si potrebbe arrivare alle dimissioni dell’attuale presidente della Vigilanza, Alberto Barachini, esponente azzurro e quindi di maggioranza. In questo modo, l’opposizione potrebbe svolgere il suo ruolo di controllo per lo meno in sede parlamentare.
Un trappolone per il centrodestra?
Ma La Russa oltre he sugli aspetti istituzionali si è soffermato anche sugli aspetti politici dell’elezione del Cda Rai di ieri. «Cui prodest? A chi giova?», si è chiesto il vicepresidente del Senato. E ancora: «Lo hanno fatto per bramosia di potere? Dispetto? Per calcolo?». «Dio non voglia che si tratti di calcolo», ha proseguito La Russa, sottolineando che ciò che maggiormente preoccupa del caso è che «entra nel vivo dei rapporti delle coalizioni e del voto degli italiani». «Se qualcuno vuole far saltare il centrodestra lo dica, non si usino mezzucci», ha avvertito, ribadendo come FdI resti ancoratissimo all’unità della coalizione, ha lanciato un’esortazione agli alleati: «Riparino il maltolto e ci facciano capire con comportamenti univoci che l’obiettivo è quello di chiedere il prima possibile agli italiani chi deve governare e non di creare prosecuzioni di governi non benedetti dal voto popolare o figli di accordi post elettorali».
La Russa: «La prima gallinella che canterà…»
A chi si riferiva La Russa? «A tutti e a nessuno, non ho fatto il nome di Salvini o di un partito. La prima gallinella che canterà sarà quella che avrà fatto l’uovo», ha risposto il senatore a un cronista che gli chiedeva se il destinatario del messaggio fosse .
Il caso Ungheria. Ma ora sinistra e Commissione tacciono
Infine una riflessione che investe anche il livello europeo. A svolgerla è stato il capodelegazione di FdI nell’Ecr, Carlo Fidanza, ricordando che quando il governo ungherese nominò tutti e quattro i membri del Consiglio dei media (il loro organismo di controllo, ndr), la Commissione tuonò contro quella «democrazia illiberale» e ora valuta anche quel caso per la proceduta d’infrazione sul tema dei diritti. «Vorremmo sapere cosa c’è di diverso rispetto a quello che è avvenuto ieri con Cda Rai. Nessuno quelli che a sinistra si indignano per l’Ungheria si è indignato ieri; nessuno a Bruxelles si indigna per la violazione del pluralismo in Italia», ha sottolineato Fidanza, annunciando una interrogazione sul tema e sulla eventualità di una analoga procedura di infrazione per l’Italia.