Crosetto: non si può entrare al ristorante senza il pass ma in metro e bus sì, che senso ha?
Guido Crosetto, in un’intervista a Repubblica, esprime le sue perplessità sull’obbligo del green pass all’italiana. Pur essendo già vaccinato con due dosi.
Crosetto: il green pass è strumento che discrimina
«Ho sempre detto che la cosa principale era consentire la ripresa delle attività economiche e che non mi sarei formalizzato, ma se il Green pass diventa uno strumento che discrimina allora non va bene. Non puoi andare al ristorante ma in bus e in metropolitana sì. Ha senso?», si chiede Crosetto.
“Anche chi è vaccinato trasmette il virus, solo il tampone ti garantisce di essere covid free”
E aggiunge: «So per conoscenze dirette che anche chi è vaccinato continua a prendere e trasmettere il Covid, quindi l’unica garanzia d’essere Covid free è il tampone. Essendo una persona razionale e senza posizioni pregiudiziali, vedo una macchina infernale che si è messa in moto e nel farlo priva la piena libertà ad alcuni cittadini. Se uno non vuole vaccinarsi come faccio a obbligarlo?». Crosetto ricorda che chi si sottopone al vaccino firma un foglio in cui si assume ogni rischio e che ci sono 2,5 milioni over 60 non vaccinati, la categoria più colpita dalla malattia e più a rischio. “Vacciniamo prima chi può farlo – dice – avendo in mente però che mancano all’appello 40 milioni di dosi”.
Crosetto: il green pass europeo era un’altra cosa
Quindi distingue, come già più volte ha spiegato Giorgia Meloni, il Green pass europeo per i viaggi nell’Ue dal pass sanitario introdotto dal governo Draghi. Una misura che “rappresenta un danno al commercio, alla libertà, ai diritti costituzionali dei cittadini”.
E infine spiega così la diffidenza di molti verso i vaccini: «Penso che tutti abbiano dei dubbi sulla velocità di approvazione del vaccino. Si è fatta di necessità virtù, comprensibile, ma i tempi dei test sono stati troppo rapidi rispetto a quelli standard. Non sopporto chi pensa che dietro al vaccino ci sia un complotto ma neanche chi considera Big Pharma un ente benefico».