Ddl Zan, Cirinnà minaccia i renziani: «Abbiamo nomi e cognomi». E la Boldrini le dà manforte (video)
Si è detta «sconvolta» e, poco dopo, ha dimostrato di esserlo. Monica Cirinnà ha preso davvero male il fatto che Italia Viva abbia presentato quattro emendamenti di numero al ddl Zan, tanto da arrivare a dire ai microfoni dei Tg che «abbiamo i nomi e i cognomi di chi vuole modificare questa legge». La senatrice dem non ha nominato i colleghi renziani, ma, insomma, è piuttosto chiaro che lì volesse andare a parare.
Lo scontro tra Cirinnà e Italia Viva: «Fa liste di proscrizione»
«Ricordo alla senatrice Cirinnà che le liste di proscrizione le faceva in questo Paese il regime fascista e che quel regime era campione di discriminazioni. Chiedo al Partito democratico di prendere immediatamente le distanze dalle sue parole», ha scritto su Twitter il capogruppo di Iv al Senato, Davide Faraone, rilanciando il video dell’intervista a Cirinnà, con la quale ha già avuto scontri feroci. «”Abbiamo nomi e cognomi”. Complimenti a chi si autoproclama paladino dei diritti pretendendo di approvare una legge contro l’odio spargendo odio contro chi ha un’opinione diversa», ha aggiunto poi il deputato di Iv Marco Di Maio, rilanciando a sua volta il video.
La senatrice dem «sconvolta» dagli emendamenti renziani
Cirinnà in un’intervista al Corriere della Sera di oggi si è detta «sconvolta» per quei quattro emendamenti di Italia Viva dai quali, a suo dire, emergerebbe «con chiarezza che l’intento di Italia viva è totalmente demolitorio nei confronti del ddl Zan». «È evidente il tentativo di far passare questi emendamenti per una mediazione che è invece totalmente falsa», ha aggiunti Cirinnà, recriminando in particolare sul «merito» degli emendamenti, che intervengono sui tre articoli più controversi della legge: il primo (definizioni), il quarto (libertà d’espressione) e il settimo (Giornata contro l’omofobia e scuole).
Boldrini si schiera con la pasionaria Lgbt
A dare manforte a Cirinnà è intervenuta l’immancabile Laura Boldrini, che a sua volta si è detta «sbalordita». «Si rimane sbalorditi da questo atteggiamento politico di Italia Viva, che rischia di far naufragare un’ottima legge contro i crimini di odio attesa da anni», sono state le parole di Boldrini, che, come Cirinnà, ha accusato Italia Viva di aver cambiato idea. «Noi non abbiamo cambiato idea», ha replicato la deputata renziana Lucia Annibali, sottolineando che «il problema è che il testo passato alla Camera non ha numeri in Senato». «Tutto il centrosinistra non è convinto di votare questo testo, altrimenti – ha aggiunto – non staremmo a cercare una mediazione che serve a componenti interne all’area del centrosinistra compreso il Pd e anche dentro il M5s».
Ma dal Pd arrivano aperture dalla mediazione
E se dal Pd nessuno sembra aver preso le distanze, come chiesto da Faraone, dalle «liste di proscrizione» di Cirinnà, qualche voce in dissenso con la pasionaria Lgbt comunque si è fatta sentire. I senatori Andrea Marcucci e Mino Taricco, infatti, hanno entrambi rimarcato che esistono le condizioni per il confronto e la mediazione. «Ci sono ancora tutte le condizioni, con una mediazione alta, per approvare il ddl Zan prima della pausa estiva», ha detto Marcucci, mentre Taricco non solo non ha demonizzato gli emendamenti Iv, ma ha detto di ritenere che «possano essere anche tenuti in considerazione per ragionare, continuare a provare fino all’ultimo a confrontarci». Insomma, a quanto pare il Pd è tutt’altro che monolitico nel voler seguire Cirinnà in quel proposito espresso con veemenza qualche giorno fa in aula e che recitava così: «Sì, voglio morire in battaglia insieme ai gay, ai trans, ai bambini libellula»
Ricordo alla senatrice Cirinnà che le liste di proscrizione venivano fatte in questo paese dal regime fascista e che quel regime era campione di discriminazioni. Chiedo al Partito Democratico di prendere immediatamente le distanze dalle sue parole. #ddlZan pic.twitter.com/5zovi4WKVp
— Davide Faraone (@davidefaraone) July 21, 2021