Ddl Zan, il “muro contro muro” è solo apparente: nella maggioranza la trattativa è aperta

15 Lug 2021 10:54 - di Valerio Falerni
Ddl Zan

Lascia più d’una perplessità quel voto, uno solo, mancato per mandare in soffitta il ddl Zan. Non tutto, infatti, è come sembra. Di tanto, almeno, sono convinti alcuni senatori di Fratelli d’Italia, cui non è sfuggita qualche assenza ingiustificata tra le file leghiste (tre) e forziste (quattro). Ma è altrettanto vero che all’appello, sull’altro fronte, mancavano 14 grillini, di cui cinque non in missione. La sensazione, insomma, è che Salvini e Tajani vogliano lasciare almeno socchiusa la porta alla mediazione. Tanto più che decisivi sono risultati i voti di Italia Viva e quelli gruppo per le Autonomie, che cerca di modificare il ddl Zan da sinistra.

Letta smentisce mediazioni sul ddl Zan

In mezzo c’è il Pd: le sirene della trattativa non sembrano sedurre più di tanto Enrico Letta. Il suo ventilato “” alla ripresa del dialogo ha subito ieri un’immediata smentita. I fatti però dicono che il “muro contro muro” cominci a diventare impopolare tra i dem. Il Nazzareno punterebbe perciò a mettere in campo una strategia in due tempi: nessuna apertura fino a martedì prossimo per poi entrare nel merito degli emendamenti, il cui termine di presentazione scade proprio quel giorno. Il tutto ha una sua logica.

Salvini ai suoi: presentate solo modifiche “potabili”

Come ce l’ha la direttiva di Salvini ai suoi di redigere solo proposte di modifiche suscettibili di avviare la mediazione. I leghisti e i forzisti, coordinati da Licia Ronzulli, non vogliono spezzare la corda. Innanzitutto per dimostrare a Draghi che non sono loro a dividere la maggioranza e poi per fare sponda a Renzi, le cui truppe parlamentari potrebbero rivelarsi preziose quando si tratterà di eleggere il successore di Mattarella al Quirinale. Insomma, il ddl Zan si conferma prova generale di intese successive. Il voto di ieri dimostra che senza Iv non ci sarà una legge sull’omofobia, con buona pace di Letta e di Fedez, il vero capo, ormai, della sinistra italiana.

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