Draghi è stanco dei grillini: il “pantano” del M5S trascina il governo nei guai

8 Lug 2021 15:15 - di Gabriele Alberti
Draghi grillini
I rumors descrivono in Mario Draghi stanco ed “irritato” per la palude grillina. Lo stallo della partita Grillo-Conte  si trascina con sé nel pantano importanti nodi politici che il premier è costretto a ritardare per via del caos M5S. Due su tutti:  la riforma della giustizia e le nomine alla Rai. Il Giornale dà conto di un premier  moltro contrariato che i due importanti dossier debbano subure uno stop. “Ieri, non senza un certo fastidio -scrive Adalberto Signore –  ha dovuto trattare a lungo con il M5s nel tentativo di trovare un punto di caduta possibile”. Giustizia e nomine ai vertici di Viale Mazzini sono due partite che Dragli  considera decisive.

Draghi irritato con il M5S: niente giustizia, niente soldi

“In particolare il primo, una sorta di vera e propria architrave del Recovery plan. Perché, lo ha ripetuto più volte il Guardasigilli Marta Cartabia, «senza le riforme della giustizia non ci saranno i fondi dell’Europa». Va da sé quanto sia delicata la faccenda e quanto si sia spazientito Draghi  del fatto che quasi in concomitanza le nebbie grilline offuscassero anche la  partita delle nomine in Rai. Che hanno subito uno stop. Si può immaginare cosa possa provare Draghi nel constatare quanto lo stato di confusione del M5S – partito chiave nel suo governo- sia contagioso per la stabilità dell’esecutivo. Giorgia Meloni fu buona profeta quando in sede di consultazioni disse a Draghi che sarebbe stato più affidabile FdI dall’opposizione che molti partiti di governo.

Stop M5S a Giustizia e Rai: i dossier che premono a Draghi

Dunque, tutta l’agenda è saltata. Doveva esserci una cabina di regia giovedì, invece niente. “Con sullo sfondo l’idea di presentare la riforma della giustizia «fuori sacco» nel Consiglio dei ministri di oggi. Scenario niente affatto gradito al M5s, che alza un muro”, leggiamo nel retroscena del Giornale. E’ stato chiesto dai grillini a Draghi di rinviare ancora. “Il nodo resta quello della prescrizione, ultimo baluardo di un M5s che negli anni ha rinunciato a tutte le sue bandiere identitarie. Con i grillini in verità spaccati. Bonafede e Patuanelli su posizioni più rigide- spiega Signore-.  Tanto da far sapere che se il testo arriverà in Consiglio dei ministri il Movimento potrebbe anche decidere di astenersi”.  “Più dialogante, invece, il resto del partito, a partire dalla Macina, convinta che alla fine si sia trovato un compromesso accettabile anche sulla prescrizione”. La trattativa è ancora lunga. Di qui l’erritazione di Draghi. La riforma della giustizia è la condicio sine qua non per Bruxelles e per gòli investitori stanieri.

I rumors: Draghi non aspetterà i partiti, farà da solo

Non meno delicato il capitolo Rai. “Oggi il Parlamento avrebbe dovuto riunirsi per eleggere i quattro membri «politici» del cda, ma l’appuntamento è slittato proprio per evitare che la guerra tra bande dentro il principale gruppo parlamentare di Camera e Senato potesse far saltare l’intero banco”. Draghi sta prendendo atto che il principale partito che sorregge il suo governo ne è al contampo il punto di massima debolezza. Non solo, ma anche il “dramma” Pd, con i sondaggi in caduta e le grane interne, non lasciano dormire sonni tranquilli al premier. Che, infatti, farà da sé, leggiamo: “Draghi si è trovato alle prese con l’ennesimo stop. Così, il premier ha fatto sapere che, siccome le scadenze vanno rispettate, il governo non attenderà i partiti. Neanche sulla Rai. E che il 12 luglio il ministero dell’Economia procederà con l’indicazione di presidente e ad della Rai (seguendo il criterio di un uomo e una donna). Che bell’aria che si respira al governo…

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