Durissimo scontro tra Crosetto e Montanari: “Vuoi la guerra civile”. “Sei un mercante d’armi fascista”
Ad accendere la miccia è stato Marco Travaglio con la sua infelice uscita su Mario Draghi. “Figlio di papà che non capisce un c…“. Tipico linguaggio da postgrillino ormai radicalizzato. Accade che si levi un coro di critiche e che tutta la pattuglia dei “travagliati” (quelli che scrivono sul Fatto) si trovi in prima fila, in trincea, coi post pronti a ferire il nemico. Che sarebbe il regime pro-Draghi.
Scendono in campo Gad Lerner, Antonello Caporale e anche Tomaso Montanari, neorettore dell’Università per stranieri di Siena e storico dell’arte. Dovrebbe dedicarsi allo studio, costui. Invece sta sempre su twitter a dare fiato alle trombe: i suoi accoliti sono gli indignados antifascisti. Nella speranza di finire anche lui al centro dell’attenzione, di guadagnarsi almeno un posticino di quarta fila tra i trend topic quando non è invitato da Lilli Gruber, Montanari va all’attacco con una serie di tweet il cui succo è: il figlio di papà è uno favorito dalla ricchezza della famiglia. Si può dire, non è un insulto.
Ecco la prima raffica di Montanari. “Ora ho capito! Nella falange saudita ogni riferimento al papà (a’ i’ babbo!) è presa come un insulto, a prescindere. Ci deve essere qualche babbo (pardon, qualche coda) di paglia… #figliodipapa“. Ne seguono altre: “Ma veramente siete così in malafede da non capire che è un giudizio sociale, e non un commento sulla biografia familiare? Ma davvero non pensa che chi va a scuola privata dai gesuiti in classe con Montezemolo sia, socialmente, un figlio di papà?“.
Gad Lerner lo dice meglio, rispolverando il linguaggio classista di Lotta continua. Draghi ha un profilo “tecnocratico-padronale”.
Nel dibattito si inserisce anche Stefano Bonaccini, governatore dell’Emilia Romagna: scusate – osserva- ma io devo essere giudicato per come governo la mia regione o per il mestiere dei miei genitori? “Io sono figlio di un camionista e di una operaia. Verrò giudicato in base a come amministro la regione Emilia-Romagna o per la famiglia in cui sono cresciuto (e della quale vado orgoglioso)? Roba da matti“.
La reprimenda fa emergere l’anima barricadera di Montanari, il sovversivo che è in lui. E risponde a Bonaccini così: “Le sfugge (come alla dirigenza del suo partito) che esiste un conflitto di classe, dall’alto contro il basso. Che i ricchi non vogliono le stesse cose dei poveri. E che questo governo oligarchico è espressione dei ricchi. La visione di #Draghi è frutto della sua biografia“. Non pago, e ormai fuori controllo, rimprovera a Bonaccini “l’inestirpabile radice ducesca dell’immaginario dei capi maschi italici“.
Chi lo regge più ormai. Arriva anche Guido Crosetto che, data una scorsa al bignamino marxista sciorinato da Montanari, gli replica: “Lei vuole la guerra sociale, vuole lo scontro fisico violento, vuole la rivoluzione nelle strade e nelle piazze. Ogni sua parola è benzina buttata perché produca devastazione ed incendi. Lei è una persona pericolosa che odia e vuole far crescere l’odio. In un momento così è grave“. “E lui: non rispondo a un fascista mercante d’armi che mi dà del terrorista”. Solo tre parole da Crosetto: “Facciamolo in tribunale”.