Fornero torna per dirci quanto sono belle le scelte «impopolari». Ma per questo non c’era già il Pd?
Elsa Fornero o della serie “a volte ritornano“. Nulla, ci mancherebbe, contro l’ex-ministro che non ha mai mancato di denunciare il clima di risentimento alimentato intorno a lei dopo il varo della famigerata riforma delle pensioni. Con ragione. Non è mai bello esserne oggetto, men che meno in un Paese come il nostro che ha conosciuto il terrorismo politico e sperimentato gli effetti di una guerra civile a bassa intensità. Niente di personale, dunque. Ma sotto il profilo politico lascia alquanto interdetti la sua ossessione per le «scelte impopolari». Ne ha parlato anche nella sua odierna intervista alla Stampa di Torino, quotidiano che ospita anche suoi editoriali sul welfare e non solo.
Elsa Fornero intervistata da La Stampa
Sembra quasi che la Fornero consideri come “veramente politiche” solo le decisioni destinate a scontrarsi con l’opinione pubblica. E la linea da tempo adottata anche dal Pd. Un po’ come se un medico nutrisse fiducia solo per le medicine amare. Va bene per i proverbi, ma oggi i dispensari traboccano di farmaci tanto efficaci quanto “potabili” anche sotto il profilo del gusto. La conseguenza dell’assunto della Fornero e che, consistendo la politica nell’assunzione di “scelte coraggiose” (e quindi “impopolari”), a compierle non sono mai gli eletti, viziati dal consenso, bensì i tecnici. Strano che nessuno abbia mai indagato su questa delegittimazione della politica in versione soft.
Tutto il potere ai tecnici
Nulla, certo, rispetto a quella operata dai settori politicizzati della magistratura o dal mito evergreen della società civile. Accanto a questi – prendiamone atto grazie proprio alla Fornero – c’è anche questa che fonda se stessa sul tecnico che sprezza il tepore del consenso offrendo il petto ai rigori delle decisioni assunte “senza guardare in faccia a nessuno“. Una versione che non manca di esercitare una certa suggestione, ma che – a guardar bene – mina in profondità la democrazia parlamentare, che non a caso si basa sul principio di rappresentanza. Significa che si ammala fino a morire una volta lacerato il filo che collega l’eletto all’elettore.
Siamo ancora una democrazia?
È quel che sta capitando all’Italia. Non per caso è dal 2011 che non nascono governi forti di una indicazione popolare: o sono tecnici o sono ammucchiate. Da dieci anni la nostra democrazia è sotto tutela in nome della “inferiorità” della classe politica rispetto a imprenditori, burocrati, magistrati e tecnici come appunto la professoressa Fornero. Tutti fenomeni, certo, ma tutti senza popolo. È il motivo che faceva dire a Winston Churchill, uno che di decisioni «lacrime e sangue» se ne intendeva, che la «peggiore Camera è sempre meglio della migliore anticamera».