Fratoianni e Fassina compagni contro. Ma sul Ddl Zan ha torto il primo e ragione il secondo
Nicola Fratoianni non riesce a farsene una ragione. Ha letto dei seri dubbi di Stefano Fassina circa la costituzionalità del ddl Zan e l’ha presa quasi come un fatto personale. Leggere, per conferma, quel che ha scritto sull’Huffington Post. Più che un ragionata disamina, la sua è una raffica di anatemi all’indirizzo di chiunque osi dissentire dal testo sull’omotransfobia all’esame del Senato. Passi per la destra, che «ha sempre paura di ogni libertà», e transeat pure per Renzi, da cui «viene il solito opportunismo di purezza», ma non per Fassina. Qui il tono di Fratoianni, da ironico e leggero si fa accorato e ferito. Bolla come «confuse e infondate» le sue parole per poi inerpicarsi lungo un sentiero irto di spigolature giuridiche che il leader di Sinistra Italiana avrebbe fatto meglio a scansare che ad affrontare.
Articolo di Fratoianni sull’HP
E sì, perché lui è uno di quelli per i quali la legge è un’insieme di concetti moralistici incollati da più o meno belle parole. E quella magica, per lui come per tanti compagni della sua parrocchietta, è “diritti“. E perciò non si capacita del come del perché a Fassina sia saltato in mente di definire l’identità di genere, così come formulata nell’articolo del ddl Zan, cioè accostata all’orientamento sessuale, «un veicolo per un progetto ideologico». Orrore. «È piuttosto il contrario», sentenzia Fratoianni con l’aria di chi la sa lunga. Per lui, infatti, chi vuole rimuovere l’identità di genere lasciando nel testo il sesso, il genere e l’orientamento sessuale «sta tentando di affermare il valore generale e universale di un punto di vista da cui in tanti non si riconoscono sentendosi quindi esclusi e discriminati».
Il nodo dell’identità di genere
E siamo al punto. Già, perché la lettera d) dell’articolo 1 definisce l’identità di genere come «la manifestazione percepita e manifestata di sé in relazione al genere». E questo anche quando non corrisponde al sesso e «indipendentemente dall’aver concluso un percorso di transizione». Tutto chiaro per Fratoianni. «Quali sarebbero – chiede, infatti – gli effetti negativi della sanzione contro la discriminazione fondata sull’identità di genere? Nessuno, non se ne ravvisa nessuno». Peccato che dimentichi che il ddl Zan è norma penale e come tale deve possedere quei requisiti della determinatezza e della tassatività, impossibili da rinvenire nella succitata lettera d). Il sesso degli angeli, insomma, non è materia del codice. Il compagno Fassina se n’è accorto in tempo. Il compagno Fratoianni non l’ha ancora capito.