Giustizia, FdI aderisce al referendum: il partito della Meloni sosterrà quattro quesiti su sei

5 Lug 2021 8:51 - di Redazione
referendum

Partenza col botto per i sei referendum sulla giustizia presentati dai Radicali. Nei primi due giorni (sabato e domenica) ammontano a centomila le firme raccolte in 1200 piazze. I dati sono stati diffusi dalla Lega, che ha sin dal primo momento sostenuto l’iniziativa dei pannelliani. L’obiettivo delle 500mila firme appare dunque a portato di mano. Tanto più che da oggi è possibile firmare anche nei Comuni. Sul fronte politico, tuttavia, la novità riguarda il sostegno di Fratelli d’Italia. Dei sei quesiti oggetti della raccolta firme per il referendum, il partito di Giorgia Meloni ne sottoscriverà ben quattro. Il “sì” riguarda Csm, separazione delle carriere, responsabilità civile dei magistrati, valutazione professionale delle toghe.

Non sosterrà quelli su incandidabilità e custodia cautelare

Non v’è invece adesione sugli altri due (custodia cautelare e abrogazione “legge Severino“), definiti dalla leader di FdI «figli più della legittima cultura radicale che della destra nazionale». In effetti, l’approvazione anche di questi due quesiti rischierebbe di creare più problemi di quanti in apparenza ne risolverebbe. Soprattutto sul fronte del contrasto alla criminalità. «La proposta referendaria sulla carcerazione preventiva – ha infatti spiegato la Meloni -, al di là delle condivisibili motivazioni, impedirebbe di arrestare spacciatori e delinquenti comuni che vivono dei proventi dei loro crimini. Noi – ha aggiunto – vogliamo fermare la criminalità senza se e senza ma».

Referendum occasione anche per le toghe

Al netto di ciò, tuttavia, tanto per FdI quanto per l’intero centrodestra, il referendum è l’occasione per avviare quella riforma della giustizia sempre annunciata e mai attuata anche per l’interferenza dei settori politicizzati delle Procure. Soprattutto dopo l’esplosione del caso Palamara, che non pochi imbarazzi sta creando ai fiancheggiatori delle toghe rosse, cioè al Pd. La spinta popolare dovrebbe ora riuscire a “costringere” il Parlamento a mettere in campo e ad approvare le misure necessarie. Le premesse ci sono tutte: le centomila firme raccolte in solo due giorni rappresentano in tal senso un ottimo viatico. «Un grandioso segnale di cambiamento e voglia di giustizia», lo ha infatti definito Matteo Salvini nel suo tour in terra di Puglia.

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