Green pass, la Francia frena sulle ritorsioni. Da noi, invece, si demonizza la piazza

26 Lug 2021 9:07 - di Viola Longo

Niente più licenziamento per il personale sanitario che lo rifiuta, niente obbligo per gli adolescenti, niente sanzioni penali per i gestori di locali che non controllano. In Francia il senato ha dato il via libera al Green pass emendando i punti più controversi e legandolo al proseguimento dello stato d’emergenza che dovrà essere votato dal Parlamento. Dunque, mentre in Italia si discute di obbligo di vaccino per i ragazzi dai 12 anni in su e si assiste al tentativo di marginalizzare le voci avverse, anche ignorando o criminalizzando la piazza, a Parigi quelle voci trovano asilo nel dibattito politico, ottenendo una qualche risposta, seppur parziale, nei lavori parlamentari.

Il Green pass francese

La versione del Green pass licenziata dal Senato francese, dopo una maratona di due giorni e due notti di dibattito, conferma l’obbligo vaccinale per il personale sanitario da settembre. Medici e infermieri che non si adegueranno, però, non andranno incontro al licenziamento, sebbene potranno subire la sospensione dello stipendio. Obbligo anche per categorie come badanti e vigili del fuoco. Confermata la necessità di Green pass per i ristoranti e i bar al chiuso (dehors compresi), ma senza conseguenze penali per i gestori che non faranno i controlli, e per entrare nei musei, nei cinema, nelle palestre e più in generale dove la capienza supera le 50 persone, ma sono esenti i luoghi di culto, dalle chiese alle moschee. Da agosto, poi, il certificato sarà necessario anche in treno, aereo e sui bus a lunga percorrenza. Tutto questo vale per i maggiorenni e, allo stato attuale, fino al 30 settembre.

Il dibattito sull’obbligo di vaccino per i ragazzi

Per quanto riguarda, poi, l’obbligo per i ragazzi trai 12 e i 17 anni, uno dei punti più controversi della proposta del presidente Emmanuel Macron, l’obbligo si sposta in avanti: se ne riparlerà a settembre. Da noi, invece, il dibattito va nella direzione opposta, con il tema dell’obbligo vaccinale per i ragazzi che irrompe con forza sulla scena, al fianco di quello per i docenti. «Dobbiamo cominciare le vaccinazioni per tutto il personale che andrà a scuola, soprattutto i ragazzi dai 12 ai 18 anni. Ce la dobbiamo fare, le cose stanno andando», ha detto ieri il generale Francesco Paolo Figliuolo, insistendo sul tema della necessità di «vaccinare i ragazzi».

L’attacco di Lamorgese a chi dice no

Un tema sul quale anche a livello internazionale esistono sensibilità molto diverse e che rischi di inasprire ancora di più il nostro dibattito interno, nel quale le voci contrarie o anche solo scettiche non solo non sembrano trovare asilo presso il governo, ma finiscono per essere marginalizzate e criminalizzate. Il discorso vale tanto per le posizioni “non allineate” all’interno della politica, dove fanno scuola i tentativi di delegittimazione di FdI, quanto per quelle che arrivano dalla società civile, che finiscono non solo non ascoltate, ma perfino criminalizzate.

«Sono da condannare tutte le manifestazioni, peraltro non autorizzate, in cui si attaccano i vaccini, si urlano slogan violenti contro i provvedimenti varati dal governo per tutelare la salute pubblica e il lavoro dei giornalisti che informano sui rischi della pandemia», ha detto il ministro dell’Interno, Luciana Lamorgese, in riferimento alle proteste di sabato. Una frase che suona anche come un avvertimento in vista della prossima giornata di mobilitazione contro il green pass, prevista per mercoledì.

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