Green pass, la visita a Draghi dopo le bacchettate. Salvini: «Nessuna stretta in questa settimana»
«Proficuo e cordiale». Così una nota diffusa da Palazzo Chigi ha definito l’incontro di questa mattina tra Mario Draghi e Matteo Salvini. I due avevano in sospeso un chiarimento resosi quanto mai necessario dopo la reprimenda del premier al capo leghista. In effetti, quel «chi invita a non vaccinarsi, invita a morire» era apparso un tantinello fuori luogo persino al più convinto dei sì-vax. Da qui la necessità di un faccia a faccia chiarificatore. Anche per questo, il colloquio, come informa la nota, ha affrontato «temi collegati alla campagna vaccinale, al Green pass e alle misure di contrasto al Covid-19».
Palazzo Chigi: «Incontro proficuo e cordiale»
Al di là delle dichiarazioni ufficiali, tuttavia, l’accordo sembra riguardare più i titoli dei temi affrontati che i loro svolgimenti. A cominciare proprio dal Green pass, il cui uso Draghi vorrebbe allargare il più possibile. Non così Salvini, che che invece vuol far discendere la decisione da dati certi. «Se la situazione si complica – ha premesso il Capitano – bisogna correre ai ripari, ma complicare la vita a 30 milioni di italiani e milioni di operatori economici, a mamme e papà di ragazzi di 12, 13, 14 anni francamente no». La sua contrarietà si basa su alcuni numeri. «Oggi – ha ricordato – le terapie intensive sono vuote al 90 per cento, 40 milioni di italiani sono già vaccinati, quindi la situazione è assolutamente sotto controllo».
Salvini: «I dati prima delle misure»
È un discorso che riguarda pure lavoro e trasporti. Anche in questi settori, assicura, ci saranno nuove strette «solo se ce ne sarà necessità che oggi non c’è. Nè ci saranno per questa settimana». Sul punto Salvini ha formulato a Draghi anche alcune proposte: «Credo ci sia stata assoluta attenzione». Con i giornalisti il leader della Lega ha trattato anche il tema giustizia, su cui per il Carroccio sta lavorando Giulia Bongiorno. «Noi vogliamo risolvere», ha assicurato. Ma tra il dire e il fare c’è di mezzo il mare dei 961 emendamenti del M5S. Salvini ha escluso che il suo partito possa accettarli. «Noi – ha concluso – il testo l’avremmo già approvato una volta uscito dal Consiglio dei ministri».