Green pass, Letta: le condizioni per la ripresa dell’economia non le dettano Meloni e Salvini
Enrico Letta, già impegnato nel tour elettorale per il collegio di Siena, confida a Repubblica che, se gli elettori gli volteranno le spalle sbarrandogli le porte di Montecitorio, “ne trarrà le conseguenze”.
Letta: sulla giustizia piccoli aggiustamenti in Parlamento sono possibili
Poi commenta le fibrillazioni nella maggioranza sulla Giustizia. E’ disposto o no il Pd ad archiviare la riforma Bonafede per affidare le sorti del sistema giudiziario al Guardasigilli Cartabia? In Parlamento – ragiona Letta – si potrà fare qualche aggiustamento ma il M5S ha il dovere di lealtà verso la coalizione di cui fa parte e dunque no alla guerriglia parlamentare contro il testo approvato in Cdm anche con il sì dei grillini. «Come tutti sanno – dice Letta – il Pd lavora molto bene con Draghi, così come ha lavorato bene con Conte, con il quale vogliamo costruire un’alleanza solida. Non solo non vedo rischi di rottura, ma sono convinto che questo dialogo darà più stabilità al governo».
Letta: “Salvini? Se vuole incontrarmi rinneghi la legge di Orban”
Il segretario dem risponde poi a Salvini che lo aveva invitato a un incontro prima del voto in aula sul ddl Zan. «Il Pd su questo tema vuole discutere con persone che hanno una sola faccia. Non trovo sia serio appoggiare le iniziative anti-Lgbtqi di Orbàn in Europa e poi disinvoltamente proporsi per una trattativa a difesa di quella comunità a livello italiano. Se vuole confrontarsi con noi sulla Zan rinneghi pubblicamente le norme approvate in Ungheria».
Il Green pass va fatto “alla Draghi”
Infine, il Green Pass. Va fatto alla Macron o all’italiana? «Il Green pass va fatto, punto. Alla Draghi – risponde Letta – Noi ci fidiamo del premier e del ministro Speranza, che hanno sempre deciso con serietà e sulla base delle evidenze scientifiche, non di soluzioni estemporanee proposte solo per acchiappare voti. Servono soluzioni che coniughino libertà di movimento e apertura delle attività economiche in sicurezza. Ma non le dettano Meloni e Salvini».