Grillo al servizio di Draghi detta la linea sulla giustizia. Ulteriore spaccatura con Conte
Sarebbe stato Beppe Grillo a spingere i ministri M5S a votare sì alla riforma della Giustizia della Guardasigilli Marta Cartabia, quella che di fatto stravolge la legge Bonafede. A raccontarlo il Fattoquotidiano.it, che cita fonti di primo piano del Movimento. Nella ricostruzione viene riportato che a muovere il garante sarebbe stato lo stesso premier, Mario Draghi, che lo aveva contattato in giornata.
Il M5S era orientato ad astenersi, poi Draghi ha chiamato Grillo
Fino a poco prima del Consiglio dei ministri delle 17, il Movimento era orientato ad astenersi. Questa era stata l’indicazione dei Direttivi delle due Camere, e questa era anche la linea portata avanti dal capodelegazione, il ministro dell’Agricoltura Stefano Patuanelli. Convinto della necessità di dare un segnale politico su un totem del M5S. Poi è cambiato qualcosa, con una nuova trattativa sul testo tra i quattro ministri, Draghi e Cartabia, che ha fatto slittare il Cdm di quasi due ore. Secondo quanto riportato dal Fatto, a pesare sarebbe stato l’intervento di Grillo, mosso dal presidente del Consiglio in persona.
Ulteriore spaccatura tra Grillo e Conte
Il sì del M5S, per quanto sofferto, rappresenta un’ulteriore spaccatura in seno al Movimento. Con Conte e i parlamentari che a lui fanno capo schierati su una posizione molto critica verso la riforma Cartabia e Grillo sull’opposta barricata, pronto a mediare e deciso a non farsci scippare il ruolo di interlocutore del governo per il M5S.
Fonti di primo piano confermano che la mediazione raggiunta nel governo -ovvero l’allungamento dei tempi processuali per i reati contro la PA, come corruzione e concussione– non sarebbe andata giù all’ex premier Conte, lasciando scontento e amareggiato anche Bonafede, che ieri ha lavorato in prima linea in difesa della propria riforma.
La distanza siderale tra Grillo e Conte
Quando i ministri grillini sono arrivati a minacciare l’astensione, la mediazione sul tavolo sarebbe stata esattamente la stessa che poi è stata approvata in Cdm, ovvero tempi processuali più lunghi per i reati contro la PA. Anche Bonafede, prima del Cdm, sarebbe stato rassicurato sulla linea dura del M5S in Consiglio. Ma poi qualcosa è cambiato, tanto da indurre i ministri a dare l’ok alla riforma Cartabia. Stando a quanto ricostruito dal Fatto, a cambiare le carte in tavola l’intervento di Grillo. Una vicenda che registra ancora una volta la distanza siderale con l’ex premier.