Il Fatto ci ricasca: a Travaglio dà troppo fastidio l’esultanza per l’Italia in finale a Wembley
Lo spirito antinazionale e anti-Nazionale del Fatto viene di nuovo a galla. Affidato una prima volta alla penna di Massimo Fini che rivendicò di tifare il Belgio contro l’Italia di Mancini. E ribadito oggi in un commento di Fabrizio D’Esposito (firma meno conosciuta ma non meno obbediente ai livori antipatriottici di Marco Travaglio).
Il Fatto torna a criticare il tifo patriottico
Sicché il suggerimento che da quel foglio proviene è quello di separare i destini dell’Italia, che va a rotoli dopo che il benefattore Giuseppe Conte è andato a casa, da quelli della squadra degli azzurri. Il motivo lo sappiamo: guai a parlare di rinascita del Paese prendendo a simbolo le vittorie della Nazionale. Ne approfitterebbe Mario Draghi, il quale in verità sulla faccenda è stato silente e assai poco incline ad esibire il tifo tricolore. E ne approfitterebbe pure il generale Figliuolo, il nemico numero uno del Fatto e di Travaglio, che si sono eretti a portavoce del manipolo di nostalgici di Arcuri, costituito per lo più da coloro che con l’ex commissario facevano lucrosi affari.
Non si deve dire che gli italiani cercano il riscatto dopo la pagina nera del Covid
Per Il Fatto non si può dire l’ovvio. E cioè che gli italiani tornano a fare festa dopo la pagina nera del Covid inseguendo, col riscatto della Nazionale, il sogno di una rinascita dell’Italia. La cosa disturba profondamente il giornale di Travaglio. Che scrive: “Francamente: si può andare avanti così? Ché il calcio deve uscire dalla sua dimensione di gioco e diventare riscatto sociale e politico di un popolo e di una nazione? Non bastano la gioia dei tifosi e i caroselli delle auto? Questa scontata e periodica epifania del football italico come palingenesi dell’intera società è un male atavico“. E già, a guidare il riscatto post Covid non può essere una squadra di calcio ma avrebbe dovuto essere la sgangherata pattuglia grillina dietro la regia dell’avvocato Conte.
Per Il Fatto Mancini non è paragonabile a Draghi…
Poi, in spregio a ogni logica, è proprio Il Fatto a usare la dimensione del gioco calcistico per attaccare gli avversari politici, e non solo. Il perfetto rigore di Jorginho – spiega l’articolo – non è paragonabile alle giravolte di Figliuolo, il quale “sembra il povero Immobile incapace persino di fare un banale controllo“. E il modo in cui Mancini tiene unita la squadra degli azzurri è assai più lodevole del modo in cui Draghi “snobba i suoi ministri e non li mette al corrente di dossier e provvedimenti“.
E anche ai Mondiali dell’82 la festa fu esagerata
Ma Il Fatto recupera anche i suoi istinti giacobini e giustizialisti, nonostante al momento, dopo la bomba Palamara e la folla ai banchetti dei referendum per la giustizia giusta, non siano proprio così popolari. E ci informa così che anche l’Italia che vinse i Mondiali dell’82 non meritava grandi festeggiamenti. “Non dimentichiamo che l’epico trionfo della Nazionale di Bearzot ai Mondiali dell’Ottantadue avvenne in un Paese marcio e corrotto, quello del sistema andreottian-gelliano e di tante altre cose“.
E vabbè, sappiamo che a Travaglio e ai suoi trombettieri piace l’Italia arrabbiata del “vaffa” e non quella che si emoziona e canta l’Inno di Mameli. Questioni di gusti. E’ anche contro questi gufi, dunque, che domenica se ci sarà da festeggiare sarà festa doppia.