In Europa è guerra dei vitigni: l’Italia difende il suo prosecco contro il “prosek” croato
“Non bastavano i vari tarocchi ora il via libera al Prosek croato è la goccia che fa traboccare il vaso”. Coldiretti Veneto definisce questa decisione come “un vero attacco al Made in Italy e al prosecco nazionale che è il vino piu’ esportato nel mondo ma anche il piu’ imitato. La protesta della Coldiretti si riferisce alla richiesta avanzata dalle autorità di Zagabria ai servizi della Commissione Ue per la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale della procedura per il riconoscimento della Menzione tradizionale Prosek.
Il falso made in Italy alimentare vale 100 mld nel mondo
“Una decisione – afferma Coldiretti -che rischia di indebolire la stessa Ue nei rapporti internazionali e sui negoziati per gli accordi di scambio dove occorre tutelare la denominazione prosecco dai falsi come in Argentina e Australia. Il successo del Prosecco che ha messo a segno un aumento delle bottiglie esportate nel mondo dell’8% nel primo trimestre del 2021 ingolosisce i falsari con imitazioni diffuse in tutti i continenti dal Meer-secco al Kressecco, dal Semisecco e al Consecco. Ma la Coldiretti ha smascherato anche la vendita del Whitesecco e del Crisecco. Il falso Made in italy alimentare – conclude la Coldiretti – vale 100 miliardi nel mondo dove 2 prodotti su tre che richiamano all’Italia non hanno in realtà nulla a che vedere con il tessuto produttivo ed occupazionale nazionale”.
La guerra tra il tokaji ungherese il tocai friulano
La disputa tra i due vini, diversissimi fra loro, ma con un nome pericolosamente simile, rischia di ripercorrere le orme di quella tra l’ungherese tokaji e il friulano tocai, conclusasi nel 2007 con la sconfitta del secondo, costretto a cambiar nome.
L’ex ministro dell’Agricoltura Paolo De Castro in una lettera inviata al commissario Ue all’Agricoltura scrive: “Non possiamo tollerare che la denominazione protetta ‘Prosecco’, una delle più emblematiche a livello Ue, diventi oggetto di imitazioni e abusi, in particolare nell’Unione europea”.
Al momento della sua adesione la Croazia non aveva chiesto la protezione della denominazione Prosek
“Di fronte alla richiesta di tutela di una menzione, Prosěk, che altro non è se non la traduzione in lingua slovena del nome ‘Prosecco’ – sottolinea De Castro – bisogna ricordare che il regolamento Ue sull’Organizzazione comune dei mercati agricoli stabilisce che le denominazioni di origine e indicazioni geografiche protette devono essere tutelate da ogni abuso, imitazione o evocazione, anche quando il nome protetto viene tradotto in un’altra lingua. Senza contare che, al momento della sua adesione all’Ue, la Croazia non aveva chiesto la protezione della denominazione ‘Prosěk’, consapevole del fatto che fosse in conflitto con la tutela riservata al nostro Prosecco”.