La cancel culture all’assalto: al bando il romanzo “Il Buio oltre la siepe”, l’eroe positivo è un bianco
La cancel culture colpisce ancora. Alla James Gillespie’ s High School di Edimburgo hanno deciso di mettere al bando “Il Buio oltre la siepe“, il capolavoro di Harper Lee già espulso dalle scuole della California e del Canada. Gli insegnanti hanno affermato che il libro promuove la narrativa del “salvatore bianco”.
La trama del romanzo “Il Buio oltre la siepe”
Il romanzo del 1960 racconta una storia di orribile razzismo in Alabama. Tom Robinson, giovane di colore, viene ingiustamente accusato di violenza sessuale nei confronti di una donna bianca. Sarà il bianco Atticus Finch, avvocato, a incaricarsi di difendere Tom ma, nonostante riesca a dimostrare l’assenza di prove e avvalori l’innocenza del giovane, il Tribunale deciderà ugualmente di condannarlo. Scout e Jem, i figli di Atticus, sono i testimoni di questa dolorosa vicenda: prima subiscono essi stessi discriminazioni a causa della difesa del padre, poi assistono al linciaggio e alla morte di Tom. Il libro ispirò poi il film con Gregory Peck nei panni di Atticus. (Nella foto un fotogramma tratto dal film)
Oggi non si potrebbe pubblicare il romanzo “Lolita”
Prosegue dunque il delirio di sottoporre le opere d’arte al Tribunale del Bene emanazione del pensiero unico. Nel tritacarne della censura finisce anche John Steinbeck , dubbi si esprimono sulla mascolinità tossica di Picasso, “Uomini e topi” sarà bandito dalla scuola per l’uso della parola “negro”. L’editore Dan Franklin ha detto che non sarebbe in grado di pubblicare “Lolita” di Vladimir Nabokov.
La scrittrice Lionel Shriver – come racconta Giulio Meotti sul Foglio – ha appena detto che è in corso una capitolazione alla cancel culture, ammettendo che per un romanzo in uscita lei stessa ha accettato di rimuovere un dialogo. La scrittrice americana, che si era sempre descritta come una sostenitrice del “diritto di pubblicare ciò che vogliamo”, rivela di aver “capitolato su un paio di punti.” Ha detto: “Ad esempio, nel mio prossimo libro avevo messo un po’ di accento africano in un dialogo. Sono stata scoraggiata dall’usarlo e ho obbedito. La mia casa editrice, Harper Collins, era in ansia”.
Il critico d’arte Luca Beatrice: andiamo verso uno scenario alla Orwell
Il critico d’arte Luca Beatrice nel suo libro Arte è libertà (edito da Giubilei Regnani) metteva in guardia i lettori rispetto allo scenario orwelliano che si andava definendo, a partire dall’eliminazione a Yale del corso di storia dell’arte del Rinascimento perché basato solo sul punto di vista dei bianchi occidentali.
“Tra le occupazioni più recenti dei moralisti – scrive Luca Beatrice – c’è chi scandaglia, aiutandosi col web e rilanciando le proprie opinioni in questa terra di nessuno, i manuali di arte alla ricerca di immagini perverse, sottolinea i romanzi dove compare la parola negro, ebreo o altri lemmi di discriminazione sessuale. Se la prende con la volgarità dei rapper e viviseziona qualsiasi canzonetta, anche la più stupida: credete forse che Vasco Rossi oggi potrebbe ancora gridare, in Colpa di Alfredo, «è andata a casa con il negro la troia»?
Oggi solo i conservatori difendono la libertà d’espressione
Impensabile anche per lui. Gli ultimi a difendere la libertà d’espressione e di immagine sono rimasti i conservatori, i liberali, che forse in un altro tempo si sarebbero indignati e oggi, chiamati in causa, si sentono di fermare la corsa alla censura. Perché questa è una folle corsa che limita la libertà di tutti, di chi fa arte e di chi la guarda, di chi la espone e di chi la ama. E pensare che nella storia dell’uomo arte è sinonimo di libertà, o almeno lo è stato a lungo. Non oggi, perché alcuni modi di fare arte o di essere stati artisti non sarebbero più legittimi nel nostro mondo. Oggi leggiamo l’opera come un insieme di qualità estetiche, stilistiche ed etiche, con una netta prevalenza di quest’ultima. Ed è sbagliato.
Ormai funziona solo ciò che è perfettamente corretto
“Cercasi migranti, sciagure, femminicidi, guerre, disastri ambientali – sottolinea – Tutto è addomesticato, tutto è uguale, perfettamente corretto. La minoranza è in e la maggioranza out. L’omosessualità in e l’eterosessualità out. Il cristianesimo out e le altre religioni in. L’occidente out e il terzomondismo in. Un editore di estrema destra va espulso dal Salone del libro di Torino e il criminale Cesare Battisti può essere pubblicato da Einaudi. L’elenco può continuare all’infinito, funziona solo ciò che è perfettamente corretto, «nessuno si senta offeso» come cantava Francesco De Gregori. E intanto la libertà dell’arte va a farsi fottere, se si può ancora dire”.