La doppia morale della sinistra: silenzio su Saman, indignazione per il marocchino ucciso da un italiano
“Se muori per mano di un italiano, ancora meglio se leghista, la sinistra ed il mainstream solidarizzano dando visibilità all’Islam.
Se muori per mano dell’Islam, silenzio assordante”.
Poche parole che riassumono perfettamente l’atteggiamento di una parte politica e dell’informazione unica, che trattano l’Islam a fasi alterne.
Torniamo su Saman, la giovane pakistana che ha pagato sulla sua pelle una voglia di autodeterminarsi come occidentale, la sua voglia di libertà, che si è brutalmente scontrata con quella famiglia coesa che ha deciso per lei, ovvero piuttosto che libera, meglio morta.
Uscita la notizia ha subito fatto rumore il silenzio di quella sinistra così attenta alle minoranze, così sempre in prima linea quando si tratta di difendere i diritti soprattutto dalle donne, che all’improvviso ha perso la parola, ha dimenticato quella solidarietà che spesso la porta ad inginocchiarsi e a scendere in piazza anche solo per dire che il Cat calling è un gesto da condannare.
Muore una donna islamica per mano islamica e non si condanna il gesto? Non viene spontaneo solidarizzare, non si scende in piazza a chiedere giustizia per una ragazza che ha pagato la colpa di voler vivere da italiana?
Quella parte politica che da sempre soffre del complesso di esterofilia di inferiorità che la porta a seguire le altre culture per sentirsi sempre al passo, improvvisamente ha deciso di non condannare, o se lo ha fatto , è stato con quel passo velato, tipico di chi non può esimersi ma al contempo non vuole offendere nessuno.
A distanza di due mesi arriva come una bomba ad orologeria la notizia di un immigrato irregolare già noto alle forze dell’ordine di Voghera , con in tasca due decreti di espulsione, ucciso con un colpo di pistola partito dall’arma dell’assessore alla Sicurezza del Comune di Voghera, il leghista Massimo Adriatici,a seguito di una colluttazione.
Nemmeno il miglior assistman avrebbe potuto servire una palla migliore da buttare in porta ad una sinistra che immediatamente ha schierato i suoi migliori bomber che non si sono fatti cogliere impreparati.
Quel garantismo doveroso e spesso rivendicato in fase di indagini e’ diventata una sentenza che ha superato i tre gradi di giudizio.
Adriatici colpevole senza se e senza ma, soprattutto perché leghista, partito che inneggia alle armi e al Far West.
A gamba tesa entra in campo la sorella di Youns El Boussetaoui con una battaglia di giustizia fatta di accuse al Leader leghista Matteo Salvini nei confronti del quale dichiara di non voler sprecare tempo a rispondere perché “una persona senza cuore”.
Le truppe giustizialiste hanno chiamato in supporto anche Ilaria Cucchi invocata dalla sorella del marocchino ucciso, per supportarla in quella che sarà una battaglia destinata a durare nel tempo.
Durante la puntata di “In onda”, programma sulla Sette condotto da Parenzo e Concita De Gregorio è andato in scena uno spettacolo dai tratti tragicomici.
Parenzo dice “avremo Ilaria Cucchi e la sorella del ragazzo marocchino “, Concita lo blocca da mestrina e lo riprende piccata, “non devi dire ‘marocchino’ si dice del cittadino di origine marocchine”.
Guai a non rispettare i protocolli antirazzisti, che poi non si capisce bene cosa ci sia di razzista nel dire “marocchino”.
Si è consumato un dibattito fatto di botta e risposta dove ne sono uscite sentenze e mancano risposte.
All’indignazione difronte al perché Adriatici non sia in carcere, arriva puntuale la risposta spiazzante di Gratteri : “Ci sarà tutta la sinistra che farà il tifo per la famiglia del morto. Purtroppo succede questo, ci sono le fazioni in ogni cosa” e porta nell’aula rossa del dibattito di In onda un altro punto importante: “Il caso è politicizzato, ormai si specula su tutto”, ha insistito il magistrato.
Il procuratore della Repubblica di Catanzaro chiarisce con estrema sintesi: “Se non si conosce esattamente la dinamica, se non c’è l’altra parte come si fa a dire doveva stare in carcere o meno e se invece di omicidio fosse legittima difesa, perché quella persona deve andare in carcere? Non possiamo dire quella persona doveva stare in carcere o essere libero lo potremmo dire dopo il processo”’.
Ma se si tratta di Islam il mainstream della delle correnti democratiche funziona a fasi alterne e lascia momenti di profondo buio, infatti alle parole di Gratteri, la De Gregorio risponde con sentenza già emessa, da perfetta giustizialista “ha ragione Gratteri quando dice che questi casi diventano politici, vedi Matteo Salvini che ha preso le difese dell’assessore, così come è andato al carcere di Santa Maria Capua Vetere prima del presidente Draghi e Marta Cartabia a dire si tratta di mele marce, sono segnali molto chiari a proposito di mena le mani, mi sembra un chiaro segnale di appartenenza”.
Parenzo annuisce alla maestra senza battere ciglio. In conclusione la Cucchi fa un’ affermazione distonica: “I diritti non dovrebbero avere bandiere, importante far emergere la verità” e la conduttrice rimarca “la difesa degli ultimi che non si possono difendere” dall’aula del tubo catodico televisivo dove il giudizio di colpevolezza e morale è già stato emesso. Ci pensa Gratteri a ricordare il ruolo della giustizia in una trasmissione che dovrebbe essere informativa e non giudicante: “I magistrati e forze dell’ordine sono lì per la difesa degli ultimi”.