La sinistra teme l’asse dei due Matteo (Renzi e Salvini) per affossare il reddito di cittadinanza
Sono allarmatissimi, a sinistra, per le future mosse di Matteo Renzi. E non solo per i voti mancanti al ddl Zan. Ci sono state, anche, le parole del capogruppo alla Camera della Lega, Riccardo Molinari. Il quale non ha escluso un dialogo futuro con Italia Viva. Un orientamento che potrebbe spostare verso il centrodestra il baricentro del governo Draghi e che dunque sia il Pd sia i grillini vedono come una prospettiva nerissima.
“Cosa nascerà con Italia Viva lo si vedrà – ha detto ad Agorà il presidente dei deputati leghisti – stiamo in un governo tutti insieme ed è evidente che Renzi durante il governo precedente rappresentava un po’ la voce critica, che spesso aveva delle posizioni più assimilabili a quelle del centrodestra che della maggioranza in cui era“. Poi Molinari ha spiegato i punti di contatto con i renziani: “Sul ddl Zan, come per esempio sulla Giustizia, è evidente che la Lega dialoga meglio con Italia Viva che col M5S“.
Questo però non significa – chiarisce Molinari – “che nascerà un’alleanza politica tra Lega e Italia Viva. Finché c’è questo governo – ha concluso Molinari – provvedimento per provvedimento si lavora con chi ha una posizione più affine alla propria“. E il M5S teme che alla fine la saldatura Renzi-Salvini possa portare ad attaccare uno dei provvedimenti-bandiera dei pentastellati e cioè il reddito di cittadinanza.
A febbraio poi ci sarà l’elezione del Capo dello Stato. Il pallottoliere dice che unendo ai 478 grandi elettori del centrodestra i 45 parlamentari renziani si arriva a quota 523. Dal quarto scrutinio in poi (quello in cui è richiesta la maggioranza assoluta) quindi il centrodestra più i renziani potrebbero eleggere da soli il prossimo inquilino del Colle. Non è un mistero che Matteo Renzi abbia già fatto capire di essere disponibile ad eleggere il nuovo presidente della Repubblica assieme al centrodestra.
In un’intervista a Repubblica alla domanda “Farà un accordo con la destra anche sul Colle?”, aveva infatti risposto che la cosa era possibile. «Anche con la destra, certo. Il sogno è sempre quello di eleggere un Presidente della Repubblica con un consenso amplissimo. In questa elezione, per di più più, la destra ha il 45% dei grandi elettori, quindi sarà sicuramente al tavolo. E meno male che nel 2019 abbiamo tolto i pieni poteri al Salvini del Papeete: fossimo andati a votare allora – come volevano alcuni dirigenti anche del Pd – ora dovremmo eleggere un Presidente sovranista».