L’autore dello striscione “Viva la fi..” replica alla Cirinnà: io volgare, ma tu sei come Pol Pot
6 Lug 2021 12:53 - di Redazione
Ha fatto notizia, nei giorni scorsi, lo striscione con la scritta “W LA F…” esposto su un balcone di Latina il giorno del Lazio Pride. una provocazione che non è piaciuta alla senatrice dem Monica Cirinnà. La quale ha invocato pene rieducative per chi aveva preso l’iniziativa dello striscione. «Cosa farei al signore che ha messo il cartello? Se esistessero come negli Stati Uniti delle vere pene rieducative gli farei fare un bel corso presso una delle nostre case rifugio per le donne vittime di violenza. E quello basterebbe a fargli capire non solo la sua volgarità ma soprattutto il segnale becero che ha dato a chiunque ha letto il cartello».
La Cirinnà e il cartello contro Dio patria e Famiglia
La Cirinnà, ricordiamo, è colei che due anni fa a una manifestazione di femministe si fece immortalare con un cartello con la scritta “Dio, Patria Famiglia, che vita di merda”. Una presa di posizione che lei, sommersa dalle critiche, difese tirando in ballo il solito fascismo. “La mia critica non va né alla Chiesa, né alla patria, né alla famiglia. Con quella foto ho denunciato la ripresa di uno slogan fascista, criticando chi di quei tre concetti si fa scudo per creare un clima di discriminazione, oscurantismo e regressione culturale…”.
La replica dell’autore dello striscione
L’autore dello striscione, Dario Temperino, le ha risposto sulla sua pagina Fb. E l’ha accusata di essere intollerante e illiberale. “Sono l’autore dello striscione ”w la Figa…..” esposto dal mio balcone il giorno in cui nella mia città, Latina, si è tenuto il cosiddetto “Gay Pride” e successivamente rimosso a seguito dell’intervento, garbato e professionale, della locale Questura. Anche se, stranamente, non mi è stato spiegato quali norme avrei violato”.
“L’episodio – continua Temperino – ha avuto una diffusione assolutamente imprevedibile, ma è interessante e al contempo fantastico, constatare come la senatrice Monica Cirinnà, che dovrebbe essere sommersa e oberata da impellenti, complesse e devastanti incombenze, trovi il tempo per commentarlo a livello nazionale. Stupisce che una persona così eclettica nel battersi altruisticamente si scagli in modo antidemocratico, illiberale, intollerante e retrogrado nei confronti di chi rivendica il semplice diritto a testimoniare l’eterosessualità senza aver minimamente mancato di rispetto all’ omosessualità o ad altro”.
I campi di rieducazione c’erano nella Cambogia di Pol Pot
“Le sue ”garbate“ osservazioni – prosegue il post di Temperino – denunciano la mancanza di qualche buona lettura di storia e di cultura generale di base, altrimenti saprebbe che il “programma di rieducazione” da lei tanto anelato, era praticato da uno dei regimi più feroci di tutti i tempi con a capo un signore di nome Pol Pot alla guida dei Khmer Rossi che instaurarono in Cambogia, nella metà degli anni 70, uno stato comunista del terrore che praticava in modo istituzionale”.
“Con (appena) qualche buona lettura, avrebbe saputo che nei cosiddetti “campi di rieducazione” furono soppressi circa quattro milioni di persone, bambini compresi, mentre a quelli superstiti si insegnava a recidere ogni legame con padre e madre per pervenire, mediante lavaggio del cervello e terrore, ad una sorta di “pensiero unico” che non ammetteva il minimo dissenso, pena la morte”.
Un modesto dissenso di provincia
“Il mio modesto provocatorio dissenso di provincia – continua ancora il post – se si vuole volgare, non è rivolto ai gay ma alle persone “perbeniste” come lei che, pur proclamando di facciata la libertà di opinione, pretendono tuttavia di stabilire e indicare al popolo cosa sia “politicamente corretto”, quale deve essere, su un qualunque tema sociale, il “pensiero unico” o la cosiddetta cultura “superiore”, quali sono, di contro, le divergenti opinioni da mettere all’indice e censurare.
“Rivendico il diritto a non pensarla come lei”
“Quello che ho scritto sullo striscione – come lei stessa è costretta implicitamente a riconoscere – equivale ad un “W le donne” ma lei preferisce amplificare e strumentalizzare il solo termine gergale di uso corrente così da caricare di assoluto contenuto negativo e spregevole la mia testimonianza diretta invece a rivendicare semplicemente il diritto “naturale” a manifestarsi (anche) eterosessuali. Non ho personalmente alcun contenzioso con gli omosessuali – conclude – alcuni sono miei amici, ma rivendico il diritto alla parità di trattamento per gli eterosessuali, oggi invece paradossalmente ghettizzati in nome di un ipocrita “protezionismo” a senso unico, tutto sbilanciato a favore di altri orientamenti sessuali. Ma soprattutto rivendico il diritto a non pensarla come lei e di poterlo fare liberamente”.