Le Olimpiadi del politicamente corretto. Egonu portabandiera italiana: di colore, lesbica e arcobaleno
“Sono pronta, facciamola, bum, questa rivoluzione!” aveva azzardato tempo fa. Detto fatto. Paola Egonu, icona della nazionale femminile di volley, sarà tra gli atleti scelti per portare il vessillo olimpico all’apertura dei Giochi di Tokyo.
Tokyo 2020, la Egonu porterà il vessillo olimpico
Di colore, lesbica e arcobaleno. La campionessa di pallavolo azzurra è ‘perfetta’ per la narrazione politicamente corretta. Se non ci fosse bisognerebbe inventarla. Tempo fa la pallavolista si era praticamente autocandidata. “Mi piacerebbe prendermi sulle spalle questa responsabilità. Davvero: io, di colore, italiana e la bandiera. L’ignoranza e certe cose del passato hanno bisogno di un taglio netto”, aveva detto l’atleta afro-italiana. Oggi la notizia, accolta tra le lacrime.
La notizia comunicata da Malagò e le lacrime
Quando il presidente del Coni, Giovanni Malagò, appena atterrato a Tokyo, le ha comunicato la scelta è scoppiata a piangere per l’emozione. Chi non lo avrebbe fatto? Sarà lei, la ventiduenne pallavolista di colore, a portare l’orgoglio tricolore alla cerimonia di apertura dei Giochi olimpici 2020. «Sono molto onorata per l’incarico che mi è stato dato a far parte del Cio. Per portare la bandiera olimpica. Mi ritrovo a rappresentare gli atleti di tutto il mondo ed è una grossa responsabilità. Attraverso me esprimerò e sfilerò per ogni atleta di questo pianeta”.
La pantera dell’Imoco Volley di Conegliano è lesbica
Sul suo valore sportivo nessun dubbio. Paola è una numero uno. Una delle “pantere” dell’Imoco Volley Conegliano, attaccante e opposto della Nazionale italiana di volley femminile, guidata dalla capitana Miriam Sylla. Un metro e 89 centimetri di tecnica e potenza. Un’elevazione che la porta a volare a quasi tre metri e mezzo. Le sue schiacciate sono bolidi che lasciano poche speranze a chi si trova dall’altra parte della rete. Ormai è il volto più noto della Nazionale italiana di volley e icona della pallavolo mondiale. Ma il suo profilo ‘civico’ travalica il talento sportivo. Se sei eterosessuale e non sventoli la bandiera arcobaleno di questi tempi in Italia hai una marcia in meno. Qualche tempo fa l’immancabile Cecile Kyenge, già eurodeputata ed ex ministra per l’Integrazione del governo Letta, aveva auspicato l’incoronazione di Paola. “Sarebbe un bel segnale…”.
“Mi sono innamorata di una collega”
Due mesi fa la Egonu aveva raccontato al Corriere di essersi innamorata di una collega. Precisando però di non essere lesbica. “Ho ammesso di amare una donna (e lo ridirei, non mi sono mai pentita). E tutti a dire ‘ecco, la Egonu è lesbica’. No, non funziona così”, protesta. “Mi ero innamorata di una collega, ma non significa che non potrei innamorami di un ragazzo. O di un’altra donna. Io sono una pazza che si innamora a prima vista, bang, in due secondi. Non sto lì a pensarci, parto come un treno”.
Speriamo che faccia altrettanto la nazionale rosa (si può dire?) di volley sui campi olimpici. In tempi di derby sulla legge Zan, la campionessa azzurra di colore e omosessuale (forse) è un’autentica eroina. L’incarnazione del Bene. Che sia lei a guidare il vessillo con i cerchi olimpici per l’Italia è musica per le orecchie della sinistra e del mainstream.