Lega, scoppia la grana Giorgetti: il ministro non vuole più ricandidarsi. L’ombra di SuperMario
Che succede nella Lega? L’interrogativo è d’obbligo dopo l’annuncio (via Foglio) di Giancarlo Giorgetti di non volersi più ricandidare. Semplice stanchezza, voglia di cambiare o è solo il partito di Draghi che comincia a prendere forma? Chissà, forse la verità è altrove o si è spalmata equamente in ciascuna delle ipotesi. Nel senso che Giorgetti è stanco della linea Salvini, per cui pensa di andare a cambiare al Pirellone e da lì tessere la tela per il SuperMario politico. Che lui sia l’ambasciatore del premier presso la Lega più di quanto rappresenti questa nel governo è ormai un dato di fatto.
Giorgetti è il più draghiano dei leghisti
Chi nutre ancora dubbi in proposito può fugarli leggendo le parole dettate dal ministro al Giffoni Film Festivalsull’accordicchio raggiunto ieri dalla maggioranza sulla giustizia. Una vittoria con molti padri. Per Giorgetti, invece, è «un pareggio ma con la vecchia regola del gol in trasferta». E a chi vorrebbe intestargli il ruolo di «supporto fondamentale» per l’intesa ritrovata, risponde ostendando la sua vocazione da mediano. «No, penso che di fondamentale c’è solo Mario Draghi. Alla fine la chiude sempre lui. E per fortuna che è così». Un messaggio acuminato quel tanto che basta a trafiggere il narcisismo salviniano. Per parlare i due si parlano. L’ultima volta ieri mattina nei pressi delbar Giolitti, poco distante dalla Camera.
Prende forma il partito di Draghi?
Al capo leghista il ministro ha consegnato un messaggio tra l’incredulo e l’inviperito di Draghi, bersagliato dai vaffa della piazza no-vax, infarcita di dirigenti leghisti. Roba che un governativo come Giorgetti neanche riesce ad immaginare. Non stupisce perciò che ai Borghi, ai Bagnai e ai Rinaldi preferisca gli Zaia, i Fedriga e i Fontana. Si sussurra addirittura che Salvini abbia dovuto faticare per averlo alla festa che della Lega a Cervia, a un tiro di schioppo dalla Milano Marittima del Papeete. Il clou è domani con Bruno Vespa che intervista Salvini. Ma la pietanza pepata la serviranno lunedì con Giorgetti che risponderà alle domande di Bianca Berlinguer. Per la cronaca: il capo leghista non ci sarà. Ennesimo indizio della guerra a bassa intensità che rischia di incendiare il Carroccio.