ll miglior omaggio a Borsellino: retata di mafiosi a Palermo, chiedevano il pizzo durante il lockdown
Il giorno dopo il ricordo dell’assassinio di Paolo Borsellino, con manifestazioni e omaggi in tutta Italia, arriva il segnale più importante da parte dello Stato contro la mafia, con un nuovo colpo al mandamento di Ciaculli a Palermo. Carabinieri e Polizia di Stato hanno dato esecuzione, su delega della Direzione distrettuale antimafia, a 16 provvedimenti di fermo a carico di altrettanti indagati ritenuti a vario titolo responsabili di associazione di tipo mafioso ed estorsione aggravata del metodo mafioso. Tredici le misure eseguite dalla Polizia, al termine di due anni di indagine sulla scia delle operazioni ‘Maredolce 1’, ‘Maredolce 2’ e ‘Sperone’, concluse tra il 2017 e il 2019. Sono stati individuati capi e gregari delle famiglie mafiose della Roccella e di Brancaccio e ricostruite le loro responsabilità in ordine a più di 50 episodi estorsivi in danno di quasi altrettanti operatori economici.
Mafia, retata a Palermo: tutti i nomi degli arrestati
Le manette sono scattate ai polsi di Giovanni Di Lisciandro, 70 anni; Stefano Nolano, 42 anni; Angelo Vitrano, 63 anni; Maurizio Di Fede, 52 anni; Gaspare Sanseverino, 48 anni; Girolamo Celesia, 52 anni; Sebastiano Caccamo, 66 anni; Giuseppe Ciresi, 32 anni; Onofrio Claudio Palma, 42 anni; Rosario Montalbano, 35 anni; Filippo Marcello Tutino, 60 anni; Salvatore Gucciardi, 41 anni; e Giuseppe Caserta, 45 anni. Tutti devono rispondere, a vario titolo di associazione mafiosa, armi ed estorsione aggravata.
Sono, invece, tre i fermi eseguiti dai carabinieri che si sono concentrati sul vertice del mandamento di Ciaculli – Brancaccio: Giuseppe Greco, 63 anni; Ignazio Ingrassia, 71 anni; e Giuseppe Giuliano, 58 anni. In particolare, l’attività di indagine è scaturita dalle acquisizioni antecedenti al fermo (operazione Cupola 2.0) di Leandro Greco, che avevano messo in luce il rapporto tra il giovanissimo referente della commissione provinciale di Cosa nostra e capo mandamento di Ciaculli e il cugino Giuseppe Greco, detto ‘il senatore’. “Dopo l’arresto di Leandro – spiegano gli investigatori – il mandamento mafioso è stato retto da Giuseppe, che si è occupato di relazionarsi con le famiglie mafiose di Brancaccio, Roccella e Corso dei Mille”. Il presupposto per assicurare nel tempo ai due l’egemonia sulle altre famiglie, assorbite sotto l’influenza del mandamento mafioso di Ciaculli, è stato assicurato dal rapporto di parentela con il boss mafioso Michele Greco, detto ‘il papa’. Leandro, infatti, ne è nipote in linea diretta mentre Giuseppe Greco è figlio di Salvatore, fratello di Michele. Le indagini hanno permesso poi di fare luce sul ruolo di consigliere di Greco rivestito da Ingrassia, detto il ‘boiacane’. “L’anziano mafioso ha fornito il suo apporto al vertice del mandamento nella gestione di delicate tematiche territoriali”, dicono gli investigatori.