Gli attivisti M5S contro Conte: «Statuto illegittimo, verticistico e aperto alle parentopoli»
«Illegittimo», «antidemocratico», improntato al «verticismo» e che apre la strada a possibili “parentopoli”. In una parola, irricevibile. Nelle chat del M5S circola il documento contro lo statuto di Giuseppe Conte per il Neo Movimento. Titolo del manifesto: “Io dico no”. Il testo non lascia margini di mediazione e sintetizza in 18 punti le ragioni della chiusura totale a quella che, con il voto in programma per i primi di agosto, dovrebbe diventare la carta fondativa del nuovo corso.
Il documento degli attivisti contro lo statuto di Conte
La convocazione dell’Assemblea degli iscritti è prevista per i giorni 2 e 3 agosto in prima convocazione e per il 5 e 6 in seconda convocazione. Il voto, com’è noto, non sarà su Rousseau, ma sulla nuova piattaforma Skyvote. E le contestazioni degli attivisti iniziano già qui, perché, come si legge nel documento di cui ha dato conto l’agenzia di stampa Adnkronos, la votazione convocata è non solo «illegittima», ma anche «impugnabile» perché «gli strumenti informatici attraverso i quali l’associazione MoVimento 5 Stelle deve organizzare le modalità di gestione delle votazioni sono quelli della Piattaforma Rousseau».
Il M5S sarà «una struttura di nominati da un nominato»
Il documento, poi, punta il dito contro la «struttura verticistica» del M5S disegnata dal nuovo statuto, che impedisce agli iscritti, è la recriminazione, di candidarsi alla guida del Movimento. «L’unico candidato alla corsa per la guida (Conte, ndr) – vi si legge – è infatti imposto dal Garante e gli iscritti possono esclusivamente ratificare una decisione unipersonale, senza poter esercitare il legittimo diritto di scegliere i propri rappresentanti». Sotto accusa anche i poteri «pressoché assoluti» di Conte, dal momento che il futuro presidente del M5S «potrà decidere in autonomia la maggior parte delle scelte previste da statuto».
Beppe Grillo «messo all’angolo»
Questo approccio verticistico si ritrova anche nell’abolizione delle «libere candidature dal basso», mentre si crea «una struttura di nominati da un nominato». Inoltre, nello statuto di Conte, «non ci sono strumenti di recall per gli iscritti», in «totale contrasto» con quanto deciso agli Stati Generali e il potere di garanzia finisce «messo all’angolo» da quello esecutivo: il nuovo statuto di Conte, lamentano gli attivisti, «lega le mani» al garante Beppe Grillo, che risulterà come «una figura assolutamente ridimensionata e senza quasi poteri di intervento».
I comitati? Utili solo a piazzare gli «ex eletti»
Gli autori del manifesto “Io dico no”, poi, non risparmiano critiche alla struttura del Neo Movimento, «costosissima e burocratizzata». «La scelta di creare tanti comitati inutili, ridondanti e con competenza per certi aspetti anche sovrapponibili, creerà una burocrazia interna rigida, anacronistica e cavillosa che renderà lente e paludose le azioni del MoVimento», si legge nel documento, che stigmatizza anche i vari Comitati nominati da Conte. «Potrebbero diventare il luogo per tutti gli ex eletti alla ricerca di incarichi e posizioni lavorative che il presidente potrà attribuire in modo esclusivo», è il pronostico.
Il rischio “parentopoli” contenuto nello Statuto di Conte
Lo statuto di Conte, fanno notare ancora gli autori del documento, prevede poi «la possibilità del capo politico (chiamato presidente) e del Comitato di garanzia di procedere all’assunzione di quote o partecipazione in enti o società, costituite o costituende con i fondi del MoVimento 5 Stelle con il forte rischio che vengano create aziende parallele dove assumere amici e parenti».
Il colpo di spugna su meet-up e battaglie storiche
Gli attivisti dissidenti, infine, parlano di «contenuti ambigui e cancellazione di battaglie storiche». Fra queste quella sul limite dei due mandati, «che è uno dei pilastri del MoVimento 5 Stelle», ma rispetto alla quale lo statuto di Conte «non fa chiarezza». Nel corso contiano, inoltre, sottolineano ancora gli autori di “Io dico no”, «vengono cancellati i meet-up e i gruppi degli attivisti». «Imporre il numero minimo di 50 componenti per costituire un gruppo – si legge nel documento – taglia, infatti, le gambe agli attivisti dei piccoli e medi comuni che in tanti anni hanno contribuito volontariamente e gratuitamente con il loro attivismo nelle migliaia di piccole realtà cittadine che sono state il cuore pulsante del MoVimento in tutti questi anni».