Rai, la maggioranza arcobaleno si pappa l’intero Cda. Lo sdegno della Meloni: «Pagina buia»
Lascia più di uno strascico l’elezione in Parlamento dei quattro membri del cda Rai. Tanti, anzi, da compromettere l’elezione l’elezione del presidente (di fonte governativa, come l’amministratore delegato), carica alla quale è designata la manager Marinella Soldi. Ma procediamo con ordine: al Senato i membri eletti sono Alessandro De Majo (M5S) e Igor De Biasio (Lega). Alla Camera, invece, tagliano il traguardo Francesca Bria (Pd) e Simona Agnes (Forza Italia). La prima, gravissima, anomalia è già evidente: manca il consigliere espressione dell’opposizione parlamentare. Giampaolo Rossi, candidato da Fratelli d’Italia, è rimasto fuori.
La leader della destra: «Per la Rai modello cinese»
«Quando l’Italia era ancora una nazione democratica – ha commentato Giorgia Meloni – la governance della Rai contemplava la presenza dell’opposizione nel Cda. Nell’epoca della maggioranza arcobaleno, invece, FdI – unico partito di opposizione e secondo molti sondaggi primi partito italiano – viene epurato da qualsiasi rappresentanza, così che il servizio pubblico, pagato con i soldi di tutti gli italiani, sia più simile al modello cinese che a quello di una qualsiasi nazione democratica. Oggi – ha proseguito la leader della destra – i partiti che sostengono Draghi hanno scritto una delle pagine più buie della storia della Repubblica. Evidentemente la nostra crescita fa così tanta paura da giustificare la spudorata violazione dei più basilari principi democratici. Ma se facciamo così paura – ha concluso – è perché siamo liberi, e questa è una buona notizia, e una ragione in più per continuare a batterci».
Tensioni tra i 5Stelle
Parole durissime, indirizzate soprattutto al centrodestra. Ma se Atene piange, Sparta non ride. Tensioni si registrano anche nei 5Stelle, dove sotto accusa finisce lo stesso Conte. De Majo è un suo amico personale e gli eletti non l’hanno presa bene. «Se questo è il nuovo corso, comincia male», ha detto più d’un senatore grillino. L’altro escluso è Italia Viva. I renziani dovrebbero consolarsi con la presidenza, ma nulla è più scontato ora che l’ex-premier è indagato. Tanto più che la sua vicenda giudiziaria s’intreccia con il nome della presidente designata.
L’indagine su Renzi mette a rischio la Soldi
La Soldi è infatti, come ricorda La Verità, ex ad di Discovery Network, il gruppo proprietario dell’emittente Nove, la stessa che ha trasmesso “Firenze secondo me“, il documentario con Renzi voce narrante per il quale Discovery ha versato all’agente Lucio Presta, anch’egli indagato, ben 700mila euro, considerati dai pm capitolini decisamente fuori mercato. Ad appesantire i sospetti anche la provenienza territoriale: la Soldi è di Figline Valdarno, non distante da Rignano, paese natale di Renzi. Un intreccio che a Palazzo Chigi ha già fatto scattare l’allarme rosso e che ha già consigliato al centrodestra di candidare la Agnes alla presidenza Rai. Ma ad alimentare lo scontro è anche il nome di Carlo Fuortes, l’ad in pectore di Viale Mazzini. Per il centrodestra, FdI compreso, è troppo targato sinistra.