Recovery Plan, Meloni: «Bruxelles ricatta l’Ungheria sui fondi. E lo chiamano europeismo»

6 Lug 2021 20:28 - di Eugenio Battisti

“Fonti della Commissione Ue fanno sapere che Bruxelles si appresterebbe a bloccare l’approvazione del Recovery Plan dell’Ungheria“. Così Giorgia Meloni che denuncia l’ennesimo, “inaccettabile ricatto politico contro il legittimo governo di una nazione sovrana. Colpevole di voler difendere le proprie prerogative previste peraltro dai trattati vigenti”. Alla notizia del niet della Ue, diffuso da fonti vicine a Bruxelles,  la leader di Fratelli d’Italia alza la voce.

L’Ue blocca l’Ungheria, Meloni: è un ricatto

E punta i riflettori contro la vergognosa rappresaglia dell’Europa nei confronti dell’Ungheria di Viktor Orban. Il vero totalitarismo. Che colpisce chi non la pensa come vorrebbero. “Si riempiono la bocca di Stato di diritto – incalza la Meloni – ma poi violano trattati e regolamenti pur di colpire Orban. E lo chiamano europeismo”.

Orban vittima della caccia alle streghe

Orban, insomma, non merita i sussidi del Recovery Plan.  Il premier ungherese da settimane è vittima di una vera e propria caccia alle streghe da parte dell’esercito europeo del politicamente corretto.  Il governo di Budapest è finito al centro delle polemiche per l’approvazione di una legge concepita per proteggere i minori, ma accusata da 17 Governi Ue e dalla Commissione per presunti  contenuti discriminatori nei confronti delle persone Lgbt.

Il piano al vaglio dei giudici europei

Proprio così. Naturalmente non si può dire. Così il piano ungherese è “semplicemente” finito  sotto la lente d’ingrandimento dei giudici europei. Il progetto da oltre 7 miliardi di euro è in stand by per “carenze sulle procedure di controllo e monitoraggio da parte delle autorità di Budapest su come saranno spesi i soldi europei”. Ufficialmente i funzionari si limitano a prendere tempo.

L’Ue indaga sui criteri, ma il nodo è politico

“La Commissione sta portando avanti la sua valutazione approfondita del piano di Orban rispetto agli 11 criteri stabiliti, gli stessi che si applicano a tutti gli Stati membri”, fa sapere una portavoce del governo europeo. Ma è evidente che il nodo è tutto politico. Già lo scorso 27 giugno la presidente della Commissione Ue, Ursula von der Leyen aveva ricevuto pressioni per bocciare il piano ungherese, per presunte carenze di trasparenza.

 

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