Vaccini e giustizia fanno ballare il governo. Salvini come la Meloni: «Il Green pass è una boiata»
Green pass e giustizia. Sono questi gli ultimi due ostacoli che separano la legislatura dall’approdo del semestre bianco, il periodo cui Mattarella,non potrà più sciogliere le Camere. Comincerà il prossimo 3 agosto. E a detta di molti, coinciderà con la trasformazione del Parlamento in un Vietnam. Draghi lo sa e per questo vuole chiudere quanto prima i due dossier. Sul primo, che limiterebbe ai soli vaccinati con due dosi piena accessibilità a luoghi chiusi, bar e ristoranti compresi, il premier dovrà vedersela con Salvini che ieri in un comizio ha bollato il Green pass prima come un «gran casino» e poi come una «cazzata pazzesca». Il leader leghista lo ha detto alla luce di una tempistica che vedrebbe i ragazzi ricevere la seconda dose solo ad ottobre.
«Il Green pass penalizzerebbe i giovani»
Il suo faro è la Gran Bretagna di Boris Johnson: «Ieri lì 54mila nuovi positivi, ma il numero dei morti e ricoverati non aumenta, e Londra da domani (oggi, ndr) riapre tutto. Draghi, che dalla sua ha il Cts, guarda invece alla Francia. Qui le richieste di vaccino hanno registrato una decisa impennata dopo che Macron aveva annunciato l’adozione del Green pass quale requisito per accedere ai luoghi chiusi, treni compresi. E veniamo alla giustizia. Qui a piantare grane sono invece i 5Stelle. Nelle prossime ore Conte vedrà Draghi a Palazzo Chigi in quello che sarà il primo faccia a faccia tra i due dopo il passaggio delle consegne. Il confronto tra i due somiglierà al classico dialogo tra sordi. Il nuovo leader del M5S proverà a strappare concessioni sulla riforma Cartabia, ma senza riuscirvi.
E sulla riforma Cartabia Draghi pensa alla fiducia
Il premier ha in testa un timing ben preciso: testo approvato alla Camera entro agosto e al Senato alla ripresa. Draghi ha due punti di forza: la riforma è indispensabile per incassare la prima tranche (25 miliardi) del Pnrr; i ministri 5Stelle l’anno già approvata nel Consiglio dei ministri. Non dovesse bastare, disporrebbe pure della dissuasione “atomica“, cioè il ricorso al voto di fiducia. Uno scenario che i grillini temono come la peste poiché rischierebbe di spaccarli. A Conte non basterà neppure l’invito di Letta alla mediazione. Per Draghi è semplicemente irricevibile: mediare con uno dei partner della maggioranza lo obbligherebbe infatti a farlo con tutti. Green pass e giustizia, il Vietnam è già cominciato.