Vaia: «Sì all’obbligo di vaccino a scuola, ma sul resto siamo in ritardo di mesi. A partire dai bus»

27 Lug 2021 11:10 - di Luciana Delli Colli
vaccino scuola

Favorevole all’obbligo di vaccino a scuola, anche per i ragazzi dai 12 anni in su, ma perplesso per il fatto che su tutte le altre misure «arriviamo con mesi di ritardo». Il direttore sanitario dello Spallanzani di Roma, Francesco Vaia, ha spiegato la propria posizione nel corso della trasmissione di Rai 3 Agorà estate, sottolineando che «il vaccino anti Covid è fondamentale, ma non è una pozione magica, non ci trasforma in Superman». Dunque, «bisogna continuare per il tempo che ci separa dalla fine della pandemia, che si assottiglierà sempre di più, ad avere comportamenti responsabili».

«Sì al vaccino a scuola, ma sul resto siamo in ritardo»

Nel suo intervento Vaia ha chiarito di non avere dubbi sul fatto che «tutte le persone che hanno rapporti con il pubblico, a mio giudizio, devono essere vaccinate: personale sanitario, scolastico, della grande distribuzione, forze dell’Ordine». Dunque, sì all’obbligo, specie per la scuola dove «tutti vanno immunizzati, anche i ragazzi, dai 12 anni in su». Invece, ha proseguito Vaia, «quello che mi desta perplessità è che noi arriviamo con mesi di ritardo, forse anche un anno». «Nelle piccole comunità come le scuole – ha chiarito – il focolaio può essere portato dall’esterno: da casa, dai trasporti. E su quest’ultimo settore siamo troppo lontani dalle risoluzioni. Stiamo arrivando tardi».

Vaia «perplesso» sul siero sotto i 12 anni

Vaia, inoltre, si è detto perplesso per la vaccinazione dei bambini sotto i 12 anni, che invece, benché non ancora autorizzata, suscita gli entusiasmi di alcuni suoi colleghi, come il professore ordinario di Immunologia all’Università Statale di Milano e membro del Cts, Sergio Abrignani. «Mi preoccupa il rapporto rischio-beneficio, perché sarebbe tutto orientato sul rischio e poi perché il contagio sotto i 12 anni è statisticamente irrilevante», ha detto il direttore dello Spallanzani, che si è soffermato anche sul tema delle cure.

Sugli anticorpi monoclonali «siamo molto avanti»

«Sugli anticorpi monoclonali siamo molto avanti. Siamo alla seconda generazione, con farmaci che si possono somministrare a casa, per via intramuscolare e, probabilmente, per via orale. Questi anticorpi – ha spiegato il direttore dello Spallanzani – ci consentiranno due cose: di curare le persone nelle primissime giornate della malattia e, probabilmente, di fare la profilassi» utile per le persone con problemi immunitari.

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