Washington, Ue e Londra accusano la Cina: “Pechino ha inviato degli hacker nei sistemi di Microsoft”
Stati Uniti, Regno Unito e Unione europea, in due dichiarazioni separate, ma praticamente simultanee, hanno lanciato pesanti accuse contro la Cina, che avrebbe hackerato i sistemi Microsoft.
Ha iniziato prima Washington. L’Amministrazione Biden accusa formalmente la Cina di avere hackerato i sistemi di posta elettronica Microsoft, utilizzati da alcune delle maggiori aziende mondiali, dai governi e dalle aziende della difesa. Nel muovere le sue accuse Washington si unisce al coro di una vasta schiera di nazioni alleate, compresi tutti i Paesi membri della Nato, che condannano Pechino per gli attacchi informatici condotti in tutto il mondo.
Dalla Cina attacchi hacker nei sistemi Microsoft
E’ la prima volta, rileva il ‘New York Times’ nel riportare la notizia, che gli Usa accusano formalmente la Cina di avere pagato dei gruppi criminali per condurre attacchi informatici su vasta scala e per estorcere, come si legge in una nota della Casa Bianca, milioni di dollari a varie aziende vittime degli hackeraggi. Microsoft a marzo aveva esplicitamente puntato il dito contro gruppi di pirati informatici legati al ministero della Sicurezza statale cinese, accusandoli di avere sfruttato delle falle nei sistemi di posta elettronica dell’azienda.
L’annuncio di oggi da parte della Casa Bianca segna la prima esplicita accusa da parte americana nei confronti della Cina, ritenuta responsabile di avere ingaggiato gruppi di pirati informatici per hackerare decine di migliaia di computer e reti informatiche in tutto il mondo, causando “costi di riparazione significativi”, in particolare “nel settore privato”.
In una dichiarazione, il segretario di Stato Usa Antony Blinken ha affermato che il ministero della Sicurezza statale di Pechino ha “alimentato un ecosistema criminale di pirati informatici a pagamento che conducono sia attività sponsorizzate dallo Stato che per i propri personali vantaggi finanziari”. Questo pirati informatici “a contratto”, ha affermato Blinken, “costano ai governi e alle aziende miliardi di dollari in proprietà intellettuali sottratte, in riscatti e in costi per la sicurezza informatica” e sono sul “libro paga” del governo cinese.
Washington chiama, Bruxelles risponde
Poche ore dopo è arrivata la nota ufficiale di Bruxelles. La Cina deve comportarsi come uno Stato “responsabile” e non deve “permettere che il suo territorio venga utilizzato per attività informatiche maligne”. Deve pertanto adottare “tutte le misure appropriate e ragionevolmente alla sua portata per rilevarle, indagare e rimediare”. Lo sottolinea l’Alto Rappresentante dell’Ue Josep Borrell, in una dichiarazione per conto dell’Ue e dei suoi 27 Stati membri, che riguarda attività di pirateria informatica. Borrell parla di “attività informatiche maligne” che “hanno colpito in maniera significativa la nostra economia, sicurezza, democrazia e società. L’Ue e i suoi Stati membri ritengono che queste attività siano state condotte dal territorio cinese”. La “compromissione” e lo “sfruttamento” del server di Microsoft Exchange, continua Borrell, “ha minato la sicurezza e l’integrità di migliaia di computer e reti in tutto il mondo, inclusi l’Ue, i suoi Stati e le istituzioni comunitarie. Ha consentito l’accesso di un numero significativo di hacker, che hanno continuato a sfruttare la falla fino ad oggi”.
“Il governo cinese deve porre fine a questo sistematico sabotaggio informatico e può aspettarsi conseguenze in caso contrario”, ha dichiarato anche il ministro degli Esteri britannico Dominic Raab.