A colpi di fiducia: ieri la giustizia, domani la PA. Per il governo Draghi il Parlamento è un optional
A colpi di fiducia. Il governo Draghi non smentisce la tendenza degli ultimi anni. Anzi, la consolida sulla scorta della “necessità e urgenza” imposte dalla pandemia e dai miliardi del Pnrr, più noto come Recovery plan. A colpi di fiducia è passata la riformetta Cartabia sulla giustizia e domani si bissa sulla Pubblica Amministrazione. L’annuncio del ministro per i rapporti con il Parlamento Federico D’Incà è di qualche minuto fa. La chiama dei deputati è fissata alle 18,30. Il testo è lo stesso approvato dal Senato, senza emendamenti.
Il ddl sulla giustizia va ora al Senato
Sulla giustizia, invece, i voti di fiducia sono stati due. Anche in questo caso alla Camera. Il voto finale ha fatto registrare 396 sì, 57 no e 3 astenuti. Il testo – non è ancora chiaro se chiamarlo Cartabia o continuare a definirlo Bonafede – dovrà ora passare al vaglio del Senato. Non è escluso che ancora una volta il governo apporrà la questione di fiducia. E sempre perché “ce lo chiede l’Europa“. Comunque sia, se ne riparlerà a settembre. La riformetta della giustizia inventata dal governo Draghi dopo settimane di trattative al ribasso, tranne qualche aspetto, lascia tutto com’era.
Il “no” di FdI alla riformetta Cartabia
Infatti, sembra aver fatto contenti tutti, compresi quei magistrati come Cafiero De Raho in precedenza molto critici. Conversioni utili alla narrazione 5Stelle che li usa come conferma della validità delle ragioni che hanno spinto Conte al braccio di ferro con il premier. Sia come sia, meno male che ci sono i referendum radicali. L’approvazione è arrivata dopo che sono stati esaminati 95 ordini del giorno, molti dei quali presentati da Fratelli d’Italia, che ha votato contro. «Il nostro è un “no” – ha spiegato Ciro Maschio, della commissione Giustizia – perché questa riforma é un’occasione sprecata, un pasticcio giuridico, uno svuotacarceri mascherato, in cui viene minata l’obbligatorietà dell’azione penale, la certezza della pena».