Addio a Charlie Watts dei Rolling Stones. Diceva: “Io batterista di Mick Jagger? No, lui è il mio cantante” (video)
È morto a Londra Charlie Watts, batterista e cofondatore dei Rolling Stones. Lo riferisce un comunicato del suo ufficio stampa ripreso dalla Bbc. Il musicista, che aveva rinunciato al tour della storica band per motivi di salute, aveva 80 anni.
«È con immensa tristezza che annunciamo la morte del nostro amato Charlie Watts – si legge in un comunicato del suo ufficio stampa ripreso dalla Bbc – È morto serenamente in un ospedale di Londra, circondato dalla sua famiglia». «Chiediamo gentilmente che la privacy della sua famiglia, dei membri della band e degli amici intimi sia rispettata in questo momento difficile», conclude la nota.
Charlie Watts aveva 80 anni
Watts aveva dovuto annunciare la rinuncia all’ultimo tour degli Stones nei giorni scorsi a causa di un peggioramento delle sue condizioni di salute. Il decesso è avvenuto dopo un’operazione al cuore di emergenza. Proprio ai primi di agosto il leggendario batterista aveva dovuto rinunciare alle 13 date del tour negli Stati Uniti per problemi di salute ed era stato sostituito da a Steve Jordan, da anni stretto collaboratore di Keith Richards. “Per una volta sono andato fuori tempo”, aveva spiegato luidopo aver annunciato il ritiro consigliato dai medici che gli avevano imposto assoluto riposo dopo un intervento cardiaco. E aveva aggiunto: “Sto lavorando duramente per tornare completamente in forma, ma oggi su consiglio degli esperti ho accettato il fatto che questo richiederà un po’ di tempo”.
Niente droga, niente sesso tranne la moglie, solo rock and roll
Charlie Watts era rappresentato come il musicista “normale” dei Rolling Stones. Come racconta il giornalista musicale Massimo Cotto nel libro Rockbazar «Charlie non è come gli altri Stones. Sempre fedele alla moglie Shirley, è l’unico a rifiutare le groupies, anche se Mick Jagger e Keith Richards continuano a ripetergli che è pazzo, che la vita è una sola e quella degli Stones è la migliore delle vite possibili. Persino quando sono stati invitati nella villa di Hugh Hefner, il boss di Playboy, durante il tour americano del 1972, Watts è stato l’unico a trascorrere tutto il tempo nella sala giochi invece che con le conigliette».
Un gentleman compassato, imperturbabile, tipicamente anglosassone. Bastava non farlo arrabbiare. Ha un’aura di leggenda la volta in cui Mick Jagger gli telefonò nel cuore della notte per dirgli: “Dov’è il mio batterista?”. E lui, appena lo seppe, si vestì di tutto punto, si fece la barba, attraversò mezza città per presentarsi elegantissimo davanti lui, tirargli un pugno sul naso e dirgli, a brutto muso: «Non sono io il tuo fottuto batterista, caso mai sei tu il mio cantante».