Afghanistan, bufera su Biden e Raab. E la Turchia cerca di prendersi il centro della scena
Con il passare delle ore, com’era prevedibile, le promesse talebane sul futuro dell’Afghanistan e della sua popolazione terrorizzata dai nuovi padroni iniziano a rivelarsi vacillanti mentre si fa complicatissima la posizione dell’amministrazione Biden, che mostra tutta la sua incapacità nel gestire l’esfiltrazione dal Paese precipitato nel caos, così come quella del ministro britannico Dominic Raab finito nella bufera perché, in vacanza a Creta, anziché ritornare precipitosamente a casa ed occuparsi in prima persona dell’emergenza, ha delegato un sottosegretario a telefonare al suo omologo afghano per l’evacuazione degli interpreti, telefonata che poi non è mai stata fatta.
Insomma Usa e Gran Bretagna – ma, in effetti, l’intera Nato e la Comunità Europea – stanno facendo la figura dei pasticcioni di fronte ad un disastro che è umanitario, politico, militare e di intelligence, le cui conseguenze non si riescono in queste ore a contenere.
E, in tutto questo, c’è chi, come la Turchia, cerca di prendere il centro della scena approfittando della debolezza dell’Europa e degli Usa sul campo afghano.
Infilzato in patria dai giornali che, finora l’hanno sempre difeso e sostenuto perfino quando la situazione non lo consentiva, ora Biden sta affastellando gaffe clamorose e incidenti di ogni genere restituendo al mondo intero l’immagine di un’amministrazione Usa completamente allo sbando e travolta dagli eventi.
La Casa Bianca – ha ammesso, parlando con la Cnn, Kate Bedingfield, direttrice della Comunicazione di Biden – non ha il numero preciso degli americani che si trovano ancora in Afghanistan.
Una clamorosa ammissione di inettitudine filtrata proprio mentre si cerca di esfiltrare quanta più gente possibile dal Paese.
L’amministrazione Biden sta ancora verificando il numero esatto di quanti sono partiti prima del 14 agosto, senza informare l’ambasciata americana a Kabul.
“Noi stiamo lavorando ogni giorno per fare tutto quello che possiamo per assicurare di essere in grado di portare il maggior numero di persone in aeroporto in maniera ordinata – ha cercato di giustificarsi Bedingfield. – Naturalmente le immagini a cui stiamo assistendo sono strazianti“.
Non aiuta Biden l’articolo uscito oggi sul Wall Street Journal – che da qualche giorno ha messo nel mirino il presidente dopo averlo a lungo sostenuto nel recente passato – il quale rivela come l’Amministrazione Usa era stata messa in guardia, in tempi non sospetti, dai suoi stessi funzionari sul campo rispetto al fatto che l’avanzata dei Talebani era imminente e l’esercito afghano avrebbe potuto non essere in grado di fermarla. Ma Biden si è fatto prendere in contropiede e in queste ore ha tutta l’aria di un pugile suonato e finito all’angolo.
Nel documento confidenziale, datato 13 luglio, non c’era solo un monito, ma di fronte allo scenario prospettato, c’erano anche suggerimenti su come contenere la prevista crisi e accelerare i trasferimenti dall’Afghanistan. E Biden? Sembra proprio non averne tenuto alcun conto.
Da giovedì gli Stati Uniti hanno evacuato in fretta e furia circa tremila persone dall’aeroporto internazionale Hamid Karzai di Kabul – solo ieri sono decollati sedici C-17 dell’Us Air Force – ma il lavoro da fare è ancora lungo mentre la gente si accalca disperatamente attorno al perimetro dell’aeroporto per fuggire dal Paese.
C’è da dire che il povero Biden non è solo. Gli fa buona compagnia il ministro degli Esteri britannico Dominic Raab.
Sono in molti a chiederne le dimissioni, dopo la scoperta che il pomeriggio di venerdì 13 agosto il Foreign Office esortò Raab, che era in vacanza in Grecia, a chiamare il collega afghano Hanif Atmar per chiedere assistenza nell’evacuazione degli interpreti locali.
I funzionari sottolinearono l’importanza che a chiamare fosse Raab, ma gli fu risposto che il ministro non era disponibile.
La chiamata fu delegata ad un sottosegretario, ma il fatto che non fosse un pari grado di Atmar ritardò le cose e alla fine la telefonata non venne fatta.
Raab si è oggi giustificato, dicendo che la chiamata “fu superata dagli eventi” perché la priorità era diventata mettere in sicurezza l’aeroporto di Kabul.
Finora la Gran Bretagna ha evacuato 1.635 persone da Kabul, fra cui 204 cittadini britannici.
In questa situazione di caos totale e di disimpegno disorganizzato dell’Europa e degli Usa, la Turchia cerca di ritagliarsi uno spazio di credibilità importante nel complicato scacchiere afghano.
Il quotidiano turco ‘Hurriyet‘ ha svelato che nelle ore in cui era diventato chiaro che la capitale afghana sarebbe capitolata, un aereo della Turkish Airlines atterrava a Kabul per rimpatriare i cittadini turchi.
Ma la Turchia ha fatto ben di più: ha aiutato diversi esponenti del governo Ghani, tra cui ministri ed il capo dell’intelligence, a lasciare Kabul dopo la presa del potere da parte dei Talebani.
Tra i passeggeri del volo turco figuravano il secondo vice presidente afghano Sarwar Danish, il ministro degli Esteri Mohammad Hanif Atmar, il capo della Direzione nazionale di sicurezza Ahmad Zia Saraj, tre ex ministri e diversi deputati.
L’ambasciata turca a Kabul, peraltro aveva già pronti i piani di evacuazione prima dell’arrivo dei Talebani e aveva contattato e informato i connazionali e le autorità afghane che avevano contatti stretti con la Turchia.
Insomma Instanbul ha fatto ciò che molti paesi occidentali non hanno fatto.
“Se necessario potremmo parlare con i Talebani“, ha anticipato tutti il presidente turco Recep Tayyip Erdogan mettendo il cappello sull’Afghanistan.
E se il messaggio non fosse abbastanza chiaro, Erdogan ha ribadito: “né l’Occidente né i Paesi musulmani hanno dato all’Afghanistan la giusta importanza”, precisando che la Turchia “ha fatto il necessario in materia di infrastrutture e il nostro lavoro ora continua”. Più chiaro di così?
Ma qual’è, al momento, la situazione in Afghanistan?
Secondo Vladimir Putin, “i Talebani controllano quasi tutto l’Afghanistan, questa è la realtà con cui abbiamo a che fare. Stiamo lavorando sulla premessa che i Talebani non sono arrivati al potere per fare disintegrare il Paese”, ha aggiunto il presidente russo nella conferenza stampa con Angela Merkel. augurandosi che “i talebani mantengano le loro promesse“.
Secondo Emergency che ha il polso della situazione sul terreno, la situazione è sempre più caotica attorno all’aeroporto dove ci sono almeno 10mila persone accalcate nello scalo della capitale.
Ma, al contempo, la situazione a Kabul è in continuo miglioramento in termini di feriti da guerra.
“Continuiamo a sentire raffiche di armi di notte e giorno – dicono da Emergency. – Nella giornata di ieri abbiamo ricevuto ancora 5 persone provenienti dall’aeroporto con ferite di arma da fuoco. Al momento, è l’unico luogo della città dove la situazione ci risulta ancora tesa”.
Per quanto riguarda il resto del Paese, a destare preoccupazione è la situazione della valle del Panshir, dove i talebani non sono ancora penetrati e la comunità locale si è auto organizzata per difendersi.
“Per ora – fa sapere Emergency – nel nostro centro medico-chirurgico di Anabah non stiamo ricevendo un numero alto di feriti, ma ci stiamo preparando”.