Afghanistan, la spada di Damocle del 31 agosto. Londra avverte: non tutti riusciranno a partire
Con il passare dei giorni – ne mancano appena 7 al 31 ottobre – è sempre più evidente che sarà impossibile entro quella data esfiltrare dall’Afghanistan tutti coloro che devono essere protetti dalla furia talebana.
Lo si è capito da tempo, da quando i Talebani hanno conquistato Kabul polverizzando la debole resistenza dell’esercito governativo che solo gli occidentali ritenevano esistesse. Ma nessuno, fino ad oggi, aveva avuto il coraggio di ammetterlo che si dovrà, per forza, lasciare qualcuno indietro, alla mercè dei tagliagole Talebani.
“Il nostro obiettivo è quello di portare fuori dall’Afghanistan quante più persone possibile, ma le dimensioni del compito sono tali che non tutti riusciranno a lasciare il Paese. Stiamo assegnando priorità alla gente in modo crudele”, ammette il ministro della Difesa britannico, Ben Wallace, in una intervista alla Bbc in cui precisa che nelle ultime 24 ore sono state evacuate duemila persone. Da aprile ne sono state evacuate 10mila e, dunque, è evidente nei numeri la sproporzione e l’accelerazione frenetica di questi giorni quando ci si è iniziati a rendere conto che non si sarebbe fatto a tempo a portarli via tutti quelli che avevano collaborato con la coalizione abbandonandoli al proprio destino.
E’ “improbabile” che si vada oltre la data del 31 agosto per il ritiro delle truppe dall’Afghanistan, anche se Londra sta cercando di convincere gli americani a estendere oltre quella data il ponte aereo da Kabul, sostiene il ministro britannico della Difesa, Ben Wallace, a poche ore dal vertice del G7.
“Penso sia improbabile – ha detto a Sky News – Non solo per quello che hanno detto i Talebani, ma anche per le dichiarazioni pubbliche del presidente Biden“. Ciononostante “vale sicuramente la pena provarci tutti – ha aggiunto Wallace – e lo faremo”.
“Se fosse possibile farlo, noi vorremmo rimanere di più. A decidere saranno gli americani e i Talebani. E questi ultimi possono rendere le cose estremamente difficili“, ha messo in guardia il ministro britannico.
Ma “se l’America decide che non vuole estendere (il termine del 31 agosto, ndr), saremo fuori entro il 31 agosto“, ha spiegato in una intervista alla Bbc.
“Oggi terrò una riunione d’emergenza del G7 per coordinare la nostra risposta alla crisi in Afghanistan. Chiederò ai nostri amici e alleati di essere al fianco del popolo afghano e di rafforzare il sostegno per i rifugiati e l’assistenza umanitaria – scrive in un tweet il premier britannico Boris Johson, in vista dell’apertura dei lavori prevista per le 15.30. – Continueremo a usare ogni leva umanitaria e diplomatica per salvaguardare i diritti umani e le conquiste in Afghanistan negli ultimi 20 anni. I Talebani – ammonisce Johson – verranno giudicati dalle loro azioni e non dalle parole”.
Sono intanto attese nelle prossime ore, per le 18 ora italiana, nuove dichiarazioni di Joe Biden sull’Afghanistan.
Il presidente americano, ha reso noto la Casa Bianca, tornerà a parlare delle operazioni di evacuazione dall’Afghanistan e interverrà anche sul G7 odierno.
Il vertice, sottolinea la Casa Bianca, servirà per discutere di “continuare il nostro stretto coordinamento sulla politica” verso l’Afghanistan, l’assistenza umanitaria, il trasferimento fuori dal Paese “dei nostri cittadini, degli afghani coraggiosi che sono stati al nostro fianco” e degli afghani vulnerabili dopo la resa di Kabul ai Talebani. Ma l’orologio mostra, ineluttabile, il countdown. Non c’è più tempo.