Afghanistan, si chiude la porta d’uscita. Gli afghani disperati: «Per l’amor di Dio, aiutateci»

26 Ago 2021 14:08 - di Silvio Leoni

Si chiude la porta d’uscita dall’Afghanistan. Fuori gli occidentali, se si escludono alcune Ong che, negli anni, hanno coltivato stretti – a volte troppo stretti, ideologici e sospettirapporti con i Talebani. Dentro, sigillato in un Paese sul cui futuro nessuno oggi è davvero in grado di dire come sarà, un popolo che ha sofferto troppo e che sa di sprofondare da questo momento in una teocrazia feroce e spietata, peraltro neanche in grado di regalare un briciolo di benessere.

Uno dopo l’altro i vari Paesi occidentali annunciano di aver chiuso le operazioni di evacuazione lasciandosi dietro migliaia di ex-collaboratori afghani che pagheranno, molti con il sangue, assieme alle proprie famiglie, quel patto stretto con la coalizione e ora tradito.

La Francia concluderà le operazioni di evacuazione dall’Afghanistan domani sera, ha annunciato il premier francese Jean Castex, parlando alla radio Rtl: “Da domani sera non saremo più in grado di evacuare nessuno dall’aeroporto di Kabul” in vista del ritiro americano dallo scalo confermato per il 31 agosto.

Polonia e Danimarca hanno effettuato oggi l’ultimo volo, il Belgio ha terminato ieri sera e l’Olanda farà ancora un volo in giornata. La Turchia ha chiuso l’operazione ieri sera. Francia e Germania finiranno domani.

“E’ un momento doloroso“, ammette il governo olandese, annunciando l’ultimo volo per oggi in una lettera al parlamento, in cui rivela di non aver potuto evacuare tutte le persone che avrebbe voluto.

La conclusione della missione era necessaria per il rapido deterioramento della situazione attorno all’aeroporto, viene spiegato.

Anche la Polonia cita “la crescente minaccia terroristica e la crescente instabilità“, annunciando l’arrivo in patria dell’ultimo volo. Le forze di Varsavia hanno evacuato 1300 persone su 14 voli.

Il Belgio ha concluso le operazioni ieri sera dopo aver trasportato oltre 1400 persone.

La situazione già “caotica e pericolosa” sul terreno su è “seriamente deteriorata nel corso della giornata“, ha detto stamane il premier.

Bruxelles ha effettuato 23 voli militari, portando a Islamabad, in Pakistan, cittadini belgi, olandesi e lussemburghesi, oltre ad persone in pericolo immediato.

La Danimarca ha completato l’evacuazione dello staff dell’ambasciata e portato via un migliaio di persone.

L’ultimo volo è già atterrato a Islamabad con 90 fra diplomatici e soldati danesi. “Non è più sicuro volare da Kabul“, ha detto il ministro della Difesa, Trine Bramsen.

“Le ultime attiviste di Pangea si stanno imbarcando“, fa sapere la onlus milanese attiva in Afghanistan: “Tante persone sono ancora fuori dall’aeroporto di Kabul. Urlano e chiedono di essere salvate. Alcuni immersi nel canale putrido fanno di tutto per entrare e mettere in salvo i bambini. Sono tutti stremati”.

E nel meccanismo di disimpegno dall’Afghanistan messo a punto negli ultimi giorni, oggi pomeriggio verranno chiusi i gate dell’aeroporto di Kabul per gli afghani mentre sono iniziate anche le operazioni di ritiro dei diplomatici e dei militari stranieri.

Entro domani a mezzanotte tutti gli stranieri tranne gli Usa dovranno aver lasciato l’aeroporto di Kabul.

Aiutatemi, io e la mia famiglia siamo qui fuori dall’aeroporto di Kabul. I talebani sparano, non fanno passare più nessuno. Non c’é tempo. Uccidono i bambini, non hanno pietà”, dice terrorizzato all’Adnkronos, Sayed che, venerdì scorso, è partito da Herat dove dal 2008 al 2012 ha lavorato come interprete a Camp Stone per il contingente militare italiano e poi ha prestato servizio come capitano nell’esercito afghano.

”Aspettiamo ci facciano entrare, so che sta decollando un altro aereo e potrebbe essere l’ultimo. Nessuno ci chiama, ma non possiamo restare qui, con i talebani non si può vivere. Aiuto“.

Sayed è a Kabul con la moglie e i due figli di 10 e 6 anni. Ed è in attesa di salire su quel ponte aereo che li porti verso una nuova vita.

“Il mio nome nella lista di ex-collaboratori da portare in Italia è stato scritto forse tardi e ancora oggi nessuno mi chiama – racconta disperato. – Ogni volta che un aereo accende i motori pensiamo sia finita per noi. Non c’é più tempo, qui non possiamo stare. Qui ci ammazzeranno. Io vedo altri andar via, ma io per quattro anni sono stato un collaboratore fedele, l’Italia mi porti via da qui con la mia famiglia, ho servito il mio Paese come ufficiale in prima linea, ma oggi di quel che era non resta più niente. Fate qualcosa per l’amor di Dio“.

In fila da quattro giorni per il ponte aereo, al di fuori dell’aeroporto di Kabul, c’è anche Zahra, una afghana di Herat, 35 anni e mamma di due bambini, che non somiglia affatto all’ideale di donna imposto dalla Sharia.

“Per sette anni ho servito il mio Paese come ufficiale dell’Esercito. Addestrata a usare armi di ogni tipo, a lavorare fianco a fianco con gli uomini, mai discriminata, mai giudicata, ho ricevuto attestati di stima. Agli ordini di altre donne soldato come me, sono stata a Camp Arena, a Herat, dove si trovava il contingente militare italiano. Con loro e per loro ho lavorato nella speranza di costruire le basi per un Afghanistan libero dal terrore. I talebani hanno distrutto i nostri sogni, ora faranno lo stesso con le nostre vite. Sono già venuti a cercarmi a casa, non potevo che fuggire“.

All’Adnkronos Zahra mostra i documenti che attestano i lunghi anni di servizio in divisa, le foto che la ritraggono con alte cariche dell’esercito, con soldati Nato, a imbracciare pistole e fucili con il volto truccato a combattere chi la vuole in casa, coperta da un velo lungo fino ai piedi.

“Oggi però non avevo alternative – racconta all’Adnkronos Zhara – oggi dovevo pensare alla mia famiglia, al mio compagno, soldato come me, a un futuro che sognavo qui, per il quale mi sono messa in gioco in prima persona. E che oggi è stato cancellato“.

Quello che succederà nelle prossime ore è, purtroppo, chiaro.

Un giornalista dell’afghana ToloNews, Ziar Yaad, e al suo cameraman, Baes Majidi sono stati picchiati a Kabul durante il lavoro. Malmenati “dai Talebani“, denuncia il sito web di ToloNews, secondo cui Yaad e Majidi stavano facendo un servizio nella zona di Shahr-e-Naw quando sono stati aggrediti ieri “dai Talebani senza una chiara ragione”.

Yaad stava lavorando a un servizio sull’aumento della disoccupazione a Kabul, protagonista della resa del 15 agosto agli ‘eredi’ del movimento fondato dal mullah Omar.

“Mentre stavamo facendo delle riprese, sono arrivati i Talebani – ha raccontato Yaid – hanno preso il mio cellulare e la telecamera al cameraman. Abbiamo fatto vedere le tessere stampa, ma ci hanno schiaffeggiato e colpito con le loro armi”.

“C’è chi ha diffuso la notizia della mia morte, è una notizia falsa – ha scritto su Twitter Yaad – Ancora non so perché si siano comportati così e mi abbiano attaccato all’improvviso. I leader talebani sono stati messi a conoscenza dei fatti. Tuttavia i responsabili non sono stati ancora arrestati e questa è una grave minaccia per la libertà di espressione“.

Secondo ToloNews, Ahmadullah Wasiq, numero due della commissione ‘Cultura’ dei Talebani, ha assicurato che il movimento sta seguendo “seriamente” l’incidente denunciato da Yaad e ha promesso che “indagheremo e risolveremo i problemi che incontrano i giornalisti“.

Ma quella di Yaad e Majidi è solo una delle tante denunce. Secondo la rete, dall’avanzata dei Talebani in 33 delle 34 province dell’Afghanistan, molti giornalisti sono stati picchiati da uomini del movimento.

Parwiz Aminzada, vice dell’associazione dei giornalisti nella provincia di Parwan, conferma la “preoccupazione” che regna “tra tutti i reporter“.

Dalle tre del mattino (le nove in Italia) di ieri alle tre del mattino di oggi, sono stati evacuati dall’Afghanistan 13.400 persone, rendono noto fonti della Casa Bianca.

Un totale di 17 aerei militari americani (14 C-17 e tre C-130) hanno portato via circa 5.100 persone e 74 aerei della coalizione hanno evacuato altre 8.300 persone, si precisa.

Dal 14 agosto, gli americani hanno evacuato, e facilitato l’evacuazione, di circa 95.700 persone. Dalla fine di luglio, di 101.300.

Al momento è stato interrotto il recupero dei collaboratori afghani e 400 sono in attesa dell’imbarco per Italia.

Ma, contestualmente, sono anche stati chiusi i 3 gate dell’aeroporto internazionale Hamid Karzai di Kabul segnalati quali possibili target di attentati terroristici.

Un aereo con giornalisti e 98 civili è stato intercettato in volo. È il pilota è riuscito a deviare alcuni colpi mitragliatrici sparati da terra contro il velivolo.

 

 

Commenti

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  • Banchero 27 Agosto 2021

    Ignobile e disonorato comportamento di politici senza onore e senza dignità! Buona fortuna a chi rimane laggiù!

  • FAUSTO 27 Agosto 2021

    Sono addolorato per la morte di tante persone, ma non provo alcun pietà per gli afgani che adesso chiedono aiuto all’Italia; potevano combattere e difendersi dai talebani. Avevano a disposizione tutte le armi che volevano. Peggio per loro.

  • Aurora De palma 27 Agosto 2021

    Una sconcertante, meschina e insignificante scelta, quella di Biden. Come faranno gli Americani a dormire la notte sapendo che bambini donne uomini moriranno per questa scempiaggine di presa di posizione?
    E saranno soggetti a minacce di terrorismo continue, perché l’ islam non avrà pace contro di essi. A che cosa è servito tutto questo?