Afghanistan, soldi in cambio della consegna delle armi: così l’esercito si è venduto ai Talebani
La corruzione, non le armi, hanno piegato l’esercito afghano di fronte all’avanzata dei Talebani. Che hanno pagato denaro ai soldati dell’Afghanistan per farsi consegnare le armi.
È questa l’amara verità che spiega, meglio di tante parole, l’origine di quello che sta succedendo in queste ore drammatiche in Afghanistan.
La verità è che fin dall’inizio dell’anno scorso, i talebani hanno offerto ai funzionari governativi dei villaggi rurali accordi di ‘resa’, che in realtà erano pagamenti in denaro in cambio della consegna delle armi.
Ecco il vero motivo dello spettacolare crollo dell’esercito afghano, malgrado 20 anni di addestramento e miliardi di dollari investiti dagli americani, scrive il Washington Post, raccontando di soldati e poliziotti demoralizzati dalla corruzione dei superiori e la partenza degli americani, spesso non pagati da mesi.
I talebani, scrive il Post citando fonti americane e afghane, hanno capitalizzato l’incertezza provocata dagli accordi per il ritiro americano raggiunti con l’amministrazione Trump nel febbraio 2020 a Doha.
Di fronte alla prospettiva di perdere l’appoggio militare Usa di fronte alle offerte talebane. “Qualcuno voleva soltanto il denaro”, spiega un ufficiale delle forze speciali afghane, altri ritenevano che, una volta partiti gli americani, sarebbero tornati al potere i talebani e volevano essere dalla parte dei vincitori.
L’accordo di Doha ha demoralizzato chi lavorava con il governo.
“Hanno visto l’accordo come il segno della fine. Il giorno in cui è stato firmato si è visto il cambiamento. Ciascuno pensava solo a sé stesso. E’ come se gli Stati Uniti ci avessero abbandonato“, ha aggiunto l’ufficiale.
Da allora, per un anno e mezzo, gli accordi di ‘resa’ si sono estesi nei distretti e poi le province. E quando il presidente americano Joe Biden ha confermato in aprile che il ritiro sarebbe avvenuto entro l’estate, le capitolazioni si sono moltiplicate.
Mano a mano che i talebani ampliavano il loro controllo, sempre più distretti cadevano senza combattere.
Poi, la settimana scorsa, hanno cominciato ad arrendersi le città. “Ero così pieno di vergogna”, confessa un funzionario del ministero dell’Interno di Kabul, descrivendo il suo stato d’animo dopo la resa ad Herat di Abdul Rahman, un dirigente del suo dicastero. “Io sono una persona qualsiasi, non certo importante. Se lui ha fatto una cosa del genere, che devo fare io?”, si è chiesto.
Un ufficiale di una unità di elite inviata al confine presso Kandahar ha raccontato che il suo comandante gli ha dato ordine di arrendersi.
Lui voleva continuare a battersi, ma la polizia di confine aveva già capitolato e l’unità di elite era ormai stata lasciata sola. Così l’ufficiale e i suoi compagni hanno gettato le armi, indossato abiti civili e sono fuggiti.
“Mi vergogno di quello che abbiamo fatto, ma se non fossi fuggito sarei stato venduto ai talebani dal mio governo“, ha spiegato.
Quanto ai poliziotti di confine a Kandahar, molti non venivano pagati da sei o anche nove mesi a causa di capi corrotti.
“Senza gli Stati Uniti, non c’era più paura di farsi beccare per la corruzione. I traditori nell’esercito sono usciti allo scoperto”, ha raccontato un ufficiale di polizia della città.
Molti suoi colleghi hanno commentato che il collasso è stato dovuto alla corruzione più che all’incompetenza.
Terroristi loro, i pakhistani, la Cina e chiunque altro li appoggi!!!!
Cari afghani e’ inutile raccontare balle perdere in 300.000 contro 70.000/80.000 straccioni armati di armamento leggero e’ vigliaccheria! Perdere cosi’ e’ peggio della vigliaccheria! Probabilmente a voi uomini I talebani vanno bene! In politica estera dalla prima guerra mondiale in poi gli americani hanno sbagliato tutto. Capisco una ritirata organizzata ma non una fuga vergognosa! Che schifo gli sciacalli russi e cinesi!