Ddl Zan, l’attivista trans demolisce il testo sull’omofobia: «Non si danno ormoni ai bambini»
«Alessandro Zan? Si è comportato sostanzialmente come un passacarte. Il suo ddl sarebbe utile se venisse declinato specificamente rispetto a ciò per cui doveva essere predisposto: omofobia e transfobia». A sbertucciare così ferocemente il padre del controverso disegno di legge non è un esponente del centrodestra né un reazionario sopravvissuto alla rivoluzione sessuale. Quel che avete appena letto è tutta farina caduta dal sacco di Neviana Calzolari. In un intervento su Micromega, ripreso da La Verità si definisce «trans male to female» (da maschio a femmina). La Calzolari è sociologa e scrittrice. Il giornalista Francesco Borgonovo le ha dedicato un ampio servizio per dimostrare che il “regime gender” (titolo del libro scritto a quattro mani con Maurizio Belpietro) esiste sul serio.
Così la sociologa Neviana Calzolari su Micromega
Prova ne sia che chi prova a contrastare l’ideologia arcobaleno, scrive Borgonovo, «viene boicottato, ghettizzato, tacciato di razzismo, intolleranza e omofobia». È così anche per chi omofobo non è. E persino per la Calzolari, non a caso mai presente nei talk show. Il motivo? Considera il ddl Zan in parte inutile e in parte sbagliato. Ad esempio, è contraria all’identità di genere, punto tra i più controversi del ddl e sul quale maggiormente infuria la battaglia tra gli schieramenti. Vuol dire che ciascuno può definirsi uomo essendo donna e viceversa. «Faccia pure – ironizza Calzolari – ma è delirante chiedere che questo abbia rilevanza pubblica e legale». Ognuno di noi è quel che il corpo è o è diventato. Nessuno può autodefinirsi in base a una percezione. Non fa una grinza.
«Il ddl Zan imposto da alcune sigle gay»
Ma per i sostenitori del ddl Zan è un‘eresia. Per la Calzolari, invece, è solo il presupposto per opporsi anche alla somministrazione ai minorenni di bloccanti per la pubertà. Decidere la transizione sessuale prima di quella fase può essere pericoloso perché non se ne ha la necessaria consapevolezza. In pratica, solo chi ha un corpo adulto può decidere di cambiarlo. È il motivo per cui sconsiglia vivamente di parlare di identità di genere a chi non ha ancora superato la pubertà. E anche questo è un punto di contrasto con il testo in discussione al Senato. «Il ddl Zan – conclude la Calzolari – ha anche questo limite: nasce su istanza di associazioni come Arcigay, Movimento identità trans e altre associazioni T. E non è stato oggetto di elaborazione politica». In poche parole, è un’imposizione. Così fanno i regimi, del resto, e quello gender non fa eccezione.