Documento riservato Onu: i Talebani stanno dando la caccia agli ex-collaboratori Nato

19 Ago 2021 19:05 - di Roberto Frulli
Afganistan

In un’atmosfera surreale di attesa la Comunità internazionale cerca di capire se le promesse enunciate dai Talebani nel corso della conferenza stampa su un civile futuro afghano siano strategiche o reali. E se i diritti civili saranno davvero rispettati.

Ma qualcosa inizia a filtrare. E non sono buone notizie.

Un documento confidenziale dell’Onu svela che i talebani stanno intensificando la caccia a tutte le persone che hanno lavorato con le forze americane e della Nato.

“I talebani le arrestano o minacciano di uccidere o arrestare i loro familiari se non si consegneranno”, si legge in un documento del Norwegian Centre for Global Analyses, che fornisce analisi d’intelligence all’Onu.

Visto dalla Bbc, il documento spiega che i talebani avevano preparato delle mappe delle persone da prendere, prima ancora di conquistare le città.

Quelle più a rischio, si legge, sono le persone con posizioni nell’esercito e la polizia.

Secondo il rapporto, che parla di “situazione caotica“, i talebani stanno reclutando una nuova rete d’informatori.

Il che significa che presto o tardi si scateneranno le vendette personali.

Peraltro per le strade di Kabul i Talebani hanno schierato diverse pattuglie dopo le “proteste isolate” nella capitale afghana dove  alcune persone hanno sventolato la bandiera nazionale, contrapponendola a quella dei ‘nuovi padroni’ del Paese, per celebrare il giorno dell’indipendenza.

Secondo la Cnn i convogli, composti da due-tre pick-up con a bordo almeno sei miliziani ciascuno, si aggirano in diversi quartieri della città a sirene spiegate.

L’emittente americana riferisce anche che a Kabul sono stati uditi sporadici colpi di arma da fuoco, con un ritmo più intenso rispetto ai giorni precedenti.

Diversa, invece, la valutazione fatta da Emergency sul campo: “nelle ultime 24 ore la situazione dei feriti ricevuti dal Centro chirurgico per vittime di guerra di Emergency a Kabul è nettamente migliorata: l’ospedale ha ammesso solo 6 pazienti a rischio di vita e ha trattato 24 persone nel proprio pronto soccorso. Purtroppo abbiamo ricevuto ancora 2 persone già morte al momento dell’arrivo al nostro Centro”.

“In questo momento in città non si registrano combattimenti aperti, ma rimane alta la tensione all’interno dell’aeroporto – spiegano da Emergency. – Nel corso della mattinata abbiamo già ricevuto due pazienti con ferite da proiettile provenienti da lì” racconta Alberto Zanin, coordinatore medico di Emergency a Kabul.

In questo momento, dei 100 posti letto dell’ospedale, 14 sono liberi: “la relativa stabilità della situazione permette quindi di allargare i propri criteri di ammissione, accettando qualunque tipologia di feriti di guerra. Rimane comunque la priorità di ammissione per donne e bambini. Esclusi saranno solo i maschi adulti con ferite agli arti che non presentino traumi alle arterie”, afferma l’organizzazione precisando che “al momento, l’ospedale non ha ancora avuto un colloquio con i nuovi responsabili distrettuali talebani, ma non risulta che sia stata implementata alcuna nuova restrizione”.

A preoccupare ora è soprattutto la situazione nella Valle del Panshir, unica località ancora nelle mani del governo in cui si stanno radunando le rimanenti truppe dell’esercito, dove Emergency gestisce un Centro medico-chirurgico e il Centro di maternità Valeria Solesin.

In tutto questo scenario di incertezza sul futuro della popolazione afghana terrorizzata dall’idea di tornare sotto il giogo dei Talebani, questi ultimi, in vista della preghiera del venerdì, hanno chiesto a tutti gli imam di esortare domani i fedeli in moschea a collaborare con il loro nuovo governo.

“Chiediamo agli onorevoli predicatori di pronunciare domani sermoni esortando i cittadini a cooperare per la costruzione della nazione“, si legge in un messaggio del Comitato per il sostegno, la guida, il reclutamento, il godimento del bene e la proibizione del male, diffuso dall’account Twitter dei talebani.

Agli imam viene anche chiesto di “rassicurare la popolazione” di fronte “alla propaganda negativa e le provocazioni del nemico“.

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