Durigon si dimette: «La storia non si cancella, il parco fu chiamato “Arnaldo Mussolini” dai coloni»
«La mia vera colpa è che non mi dimentico di essere “figlio” della bonifica pontina. Tutto, in quelle terre, rimanda a una storia che invece un certo tipo di “politicamente corretto” vorrebbe rimuovere per sempre». Lo scrive il deputato della Lega Claudio Durigon, in una lettera aperta in cui annuncia le sue dimissioni da sottosegretario all’Economia. «Colgo l’occasione per precisare una volta per tutte il senso delle mie parole. Come indica chiaramente il mio cognome, io sono figlio, e nipote, di veneti immigrati, tanto tempo fa, nel Lazio. E in particolare in quel dell’attuale Latina. Sono dunque nipote di “coloni”, italiani di tutta Italia che hanno partecipato a una grande opera, civica e civile al tempo stesso, di recupero di un territorio del nostro Paese che fu, per troppo tempo, svantaggiato e inabitabile».
Durigon: «La bonifica fu un’opera immensa»
«Mi riferisco», continua Durigon, «alla bonifica dell’Agro Pontino. Stiamo parlando del recupero di un’area con una superficie di circa 75.000 ettari, che per secoli è stata flagellata dalla malaria. Il progetto di recupero e valorizzazione fu un’opera immensa. Dal 1926 al 1937, per bonificare le paludi dell’Agro, furono impiegate ben 18.548.000 giornate-operaio, con il lavoro di circa cinquantamila operai, provenienti da tutto il Paese».
«Nel 1932 nacque Latina, all’epoca chiamata Littoria»
«Estirpata la malaria e recuperato il territorio, a seguire sorsero nuove città, di cui la prima fu, nel 1932, l’attuale Latina (all’epoca chiamata Littoria). Che, anche in seguito alla seconda immigrazione (post-bellica), negli anni Settanta, divennero straordinari luoghi di incontro e di integrazione fra culture, modi di vivere, dialetti, tradizioni, molto differenti fra loro. Tutto ciò ha fatto, dell’Agro Pontino, un vero e proprio caso di studio demografico e sociologico nazionale».
«Volevo il ripristino del nome originario»
«Nella mia mal formulata proposta, io avevo a cuore solo l’idea di ricordare questa storia così intensa e così particolare. E ancora oggi così sentita nella zona di cui sto parlando. E, soprattutto, non ho mai chiesto “l’intitolazione del parco al fratello di Mussolini”, come hanno riferito alcuni titoli di giornale. Bensì semplicemente il ripristino del suo nome originario», incalza Durigon. «Il nome “Arnaldo Mussolini” venne infatti scelto dai coloni. E per decenni è rimasto tale, nonostante il susseguirsi dei sindaci e delle giunte. E fa parte della memoria della città».
Durigon: «Io, nipote di quei coloni, voglio ricordare»
«Dunque, io non ho mai inteso né accostare i nomi dei giudici Falcone e Borsellino a quello del fratello di Mussolini. Né tantomeno fare un assurdo confronto fra loro. Sostenere il contrario, come è stato fatto sulle mie parole, è una forzatura bella e buona. Perciò, al di là dei miei errori di comunicazione (nella forma), nella sostanza sono stato strumentalmente attaccato per aver proposto di salvare la memoria storica di cui sopra. Sono stato attaccato per il fatto di voler ricordare lo sforzo e l’impegno di così tanti italiani. A prescindere dal nome specifico di Arnaldo Mussolini. Ciò che a me sta veramente a cuore, come nipote di “coloni”, è solo di ricordare», conclude Durigon, «quella storia collettiva di impegno e sacrificio».