Foibe, il negazionista Montanari si dimetta da rettore dell’Università per Stranieri di Siena
È possibile ricoprire un ruolo apicale in un’istituzione accademica negando la veridicità di una tragedia nazionale, riversata in una legge dello Stato? Evidentemente, no. Come è altrettanto evidente che chi si arrischiasse a farlo, dovrebbe immediatamente trarne le conseguenze dimettendosi. È quello che pretendiamo da Tomaso Montanari, rettore dell’Università per Stranieri di Siena, che non più tardi di ieri, in un articolo apparso sul Fatto Quotidiano del simil-montanelliano Marco Travaglio, ha negato il massacro delle foibe e la pulizia etnica di cui restarono vittime gli italiani del nostro confine orientale. Montanari, ovviamente, a lasciare l’incarico non ci pensa neppure.
Montanari è in carica a Siena
Tanto più che solo ieri si è dimesso dal Consiglio superiore dei Beni culturali in segno di protesta contra la nomina di Andrea De Pasquale a sovrintendente dell’Archivio di Stato, reo agli occhi del negazionista comunista di aver definito «statista» Pino Rauti. Anzi, di non aver sbianchettato l’aggettivo dal comunicato della famiglia Rauti nel momento in cui l’Archivio di Stato rilevò quello del defunto leader missino. Nella sua folle e ridicola pretesa Montanari si fa scudo della presa di posizione dei presidenti dei familiari delle vittime delle stragi di Piazza Fontana (Milano 1969), Piazza della Loggia (Brescia 1974) e Stazione di Bologna (1980).
Un professionista della poltrona
Negazionista quando gli aggrada e colpevolista quando gli fa comodo, il travagliesco rettore non sa o finge di non sapere che per la prima strage Rauti fu prosciolto in istruttoria, per la seconda fu assolto «per non aver commesso il fatto» e per la terza non è stato mai indagato. La domandina a questo punto s’impone: di che cosa stiamo parlando? Del nulla, evidentemente. Se non della smania di protagonismo di un militante travestito da studioso che fa incetta di incarichi pubblici e pronto a tutto pur di strappare ai suoi compagni un cadreghino parlamentare. Del resto, si sa: tutti i salmi dell’antifascismo finiscono in gloria. E il volpino Montanari ha già realizzato che sacrificando oggi una poltrona senza importanza (ipse dixit), avrà titolo per reclamarne una di rango parlamentare domani. In nome dei violati principi democratici, ovviamente. E a spese dei fessi che ancora lo stanno a sentire.