Green pass, a 24 ore dal via è il caos. Ristoratori furiosi. Mio Italia: “Non faremo gli sceriffi”
A 24 ore dall’entrata in vigore del Green passo obbligatorio è buio fitto. Caos nelle direttive di Palazzo Chigi. Nelle prossime ore è in programma l’ennesima cabina di regia per i ‘dettagli’. Il certificato verde è un “ricatto del governo”, dicono da settimane gli operatori del comparto della ristorazione a tavola. Bar e ristoranti, da un anno e mezzo i più vessati dalle rigide regole anti-covid, rischiano il collasso economico.
Green pass, a 24 ore dallo start è il caos
L’idea bislacca del ministro Speranza, sulla scia dell’appello del presidente francese Macron, ha suscitato una pioggia di polemiche e critiche. E messo in imbarazzo il governo. Obbligatorio nei bar e nei ristoranti al chiuso. Ma non all’aperto. Obbligatorio per prendere un caffè seduto al chiuso, ma non se ti siedi fuori. Insomma un guazzabuglio. A cena le famiglie rischiano di dividersi. Mamma e papà vaccinati dentro, i bimbi sopra i 12 anni fuori. I minorenni sono ammessi solo se esibiscono un tampone negativo recente. Intanto i centri commerciali sono stracolmi, i mezzi pubblici straripano di persone ammassate.
Oggi la cabina di regia del governo per i ‘dettagli’
Al vertice della cabina di regia si parlerà anche di scuole. Altro capitolo drammatico. L’idea prevalente è quella di rendere obbligatorio il green pass (è non il siero) per docenti e personale. Buio fitto invece per gli studenti.
Speranza: vaccino obbligatorio per chi lavora
Ma il ministro della Salute sembra un marziano. Ieri ha rilanciato: vaccino obbligatorio per chi lavora nei ristoranti, nei bar e nelle palestre. Se oggi passasse questa idea, sarebbero le uniche attività private sottoposte a obbligo vaccinale. Mario Draghi come sempre sta lavorando al compromesso. Anche perché i sindacati premono. “O fai una legge che impone a tutti l’immunizzazione – gli hanno detto – o ti scordi il Green pass sui luoghi di lavoro, perché sarebbe discriminatorio e una scusa per licenziare”, alza la voce Maurizio Landini.
I veri focolai sono i mezzi di trasporto pubblico
Sui trasporti è lo stesso. Qui il Green passa obbligatorio è una follia. Basterebbe però potenziare le corse. Ma il governo non ha i mezzi. E non ha idee per fare fronte alle esigenze scolastiche. Su aerei, traghetti e treni, invece, si prende tempo: potrebbe entrare in vigore dal primo settembre. Il ministro del turismo Massimo Garavaglia (Lega) ha dettato cinque condizioni. Esenzione per minorenni, autocertificazione per clienti bar e ristoranti, esenzione per fiere e sagre all’aperto, esenzione per servizi interni agli alberghi e nessun vincolo per i mezzi di trasporto. La Lega di lotta e di governo prova a mettere ‘una pezza’ ma la coperta è corta.
Ottenere la carta verde teoricamente non è difficile. Più complicato nel Lazio, vittima di un formidabile attacco hacker che ha mandato in tilt la piattaforma digitale. Se Draghi non decide per un passo indietro da domani il foglio verde diventa un salvavita. Sarò obbligatorio per andare al ristorante e al bar al chiuso. Per teatri, piscine, musei, sagre, concerti, eventi sportivi, congressi e fiere. I ristoratori sono al collasso. Prevedono perdite altissime e non hanno intenzione di fare i poliziotti all’entrata dei locali. Dovrebbero pretendere di controllare il certificato verde dei clienti. Se le regole non cambiano rischiano di pagare 1000 euro di multa se fanno entrare un cliente non autorizzato.
Mio Italia all’attacco: non faremo gli sceriffi
Mio Italia non molla. Dopo le manifestazioni di piazza, a Roma e in altre città, il Movimento imprese e ospitalità incalza il governo. Ed è pronto a dare battaglia. “Visto che il Green pass ce lo hanno imposto -scrive su Facebook Paolo Bianchini – non rimane che togliere a noi esercenti la responsabilità della verifica. Altrimenti ci rifiuteremo di fare gli sceriffi“. Non siamo poliziotti – protestano anche sui social – il nostro compito è accogliere con il sorriso.