Green pass, i controlli non verranno fatti correttamente: Unimpresa: “Andrebbe detto con onestà”
A pochi giorni dall’entrata in vigore delle regole sull’utilizzo del green pass nei bar e nei ristoranti, così come in altri esercizi commerciali, è possibile tracciare un primo bilancio negativo“. A dare brutalmente ma realisticamente questo verdetto è il presidente di Unimpresa, Giovanna Ferrara. Una missione impossibile, scrive in una nota, descrivendo una realtà che non va di pari passo con prescrizioni e regole. “A ciò si aggiunge – continua – il fatto che il teorico controllo del documento di identità del cliente, al quale va chiesto contemporaneamente anche il green pass, è sostanzialmente una mission impossible soprattutto nei momenti di grande affluenza; o in presenza di gruppi particolarmente numerosi. Con onestà intellettuale, andrebbe detto chiaramente che la maggior parte dei controlli non sarà eseguita correttamente”.
Perché controllare il green pass sarà impossibile
Il presidente di Unimpresa esprime un concetto semplice, usando la parola “magica”: onestà intellettuale. In base alla quale sarà impossibile vegliare sulla corretta applicazione dell’obbligo del green pass. Lo spiega in maniera “laica” e al di fuori del dibattito politico. Chiedere contestualmente il documento di identità e il green pass sarà pressoché un’utopia. “Tale duplice verifica – spiega- rappresenta un doppio macigno per gli operatori economici: da un lato costringe gli imprenditori e i loro dipendenti all’assolvimento di un obbligo e di mansioni che non competono loro; dall’altro allontana potenziale clientela. Nel primo caso si tratta di una attività aggiuntiva; che comporta dei costi che si sommano a quelli, assai importanti, già sostenuti negli ultimi 18 mesi; nel secondo caso, poi, riduce sensibilmente le possibilità di ricavi in una fase già particolarmente difficile per le prospettive economiche”.
Gli operatori si rifiutano di farlo. Il governo batta un colpo
Cosa fare, dunque? Secondo il presidente di Unimpresa ” occorre rapidamente trovare soluzioni più equilibrate: nel pieno rispetto delle esigenze di tutela della salute e con l’obiettivo di non gravare sugli operatori economici: specie quelli titolari di attività più piccole”. Il green pass è già una débacle economica. L’allarme lo ha dato due giorni fa Luigi Scordamaglia, consigliere delegato di Filiera Italia: «I ristoranti stanno perdendo il 25% delle presenze». Si resta in attesa di una circolare con dei correttivi da parte del governo, ma sembra che “i migliori” non abbiano tutta questa fretta: il ministro dell’Interno, Luciana Lamorgese, tace sui migranti, figuriamoci sul green pass; il ministro Speranza è indaffarato a contare i green pass e a gongolare. Incurante delle “rivolte” in spiaggia contro di lui. Pertanto sarebbero loro chiamati ad esprimersi e a chiarire se ristoratori, baristi, musei vari sono tenuti o meno a chiedere i documenti a chi presenta il certificato. Gli operatori non vogliono farlo, anche i presidi si rifiutano e chiedono per i controlli 8.000 assunzioni. E l’incertezza non fa che indebolire la misura.