Il caso Durigon spacca Forza Italia. Tajani: «Non giudico». Elio Vito: «Sei come Ponzio Pilato»
Il caso-Durigon fa divampare la polemica in Forza Italia. Ma più che il merito, a contare è il posizionamento interno. Chi guarda con diffidenza alla Lega, si guarda bene dal difendere il sottosegretario sotto attacco della sinistra dopo essere “inciampato” sull’intitolazione del parco di Latina. Chi, invece, spera nella federazione con Salvini, è pronto a farlo senza “se” e senza “ma”. E così la posizione più scomoda finisce per diventare quella dei berlusconiani doc, stretti tra le ragioni della fedeltà all’alleanza e quella della lealtà al governo. Le dichiarazioni rilasciate da Antonio Tajani a margine del suo intervento al Meeting di Rimini lo confermano pienamente.
Tajani è intervenuto al Meeting di Rimini
«Non mi ergo a giudice né della ministra Lamorgese, attaccata dalla Lega e difesa dal Pd, né del sottosegretario Durigon, attaccato dal Pd e difeso dalla Lega – ha detto il vice di Berlusconi -. Tutti possono sbagliare, ma in questo momento non perderei tempo in battaglie politiche. Del resto anch’io non condivido ad esempio l’operato del ministro del Lavoro, Andrea Orlando, per quanto riguarda la posizione sulle imprese. Servono una politica industriale e una riforma del fisco, della burocrazia, della giustizia. Non serve – ha concluso Tajani – mettere paletti politici». Parole troppo salomoniche per incrociare il gradimento di un liberal come Elio Vito, un passato da pasdaran berlusconiano e ora voce iper-critica degli “azzurri“.
Azzurri in tormento per il patto con la Lega
«Non per fare polemica – scrive su Twitter -, ma vorrei sapere se solo io in Forza Italia trovo gravi le parole del nostro coordinatore nazionale, Tajani, che, parlando al Meeting di Rimini, da novello Ponzio Pilato, se ne lava le mani, non difende la ministra Lamorgese e non prende le distanze dalle dichiarazioni del sottosegretario Durigon». Come volevasi dimostrare: in questa polemica intestina il merito conta meno di zero. Diversamente non si comprenderebbe perché, nella testa di Vito, Tajani avrebbe dovuto difendere un ministro inadeguato come la Lamorgese e crocifiggere un sottosegretario incauto come Durigon. Pilato, è vero, non ha lasciato un buon ricordo. Ma chi condanna e assolve sulla scorta del partito preso non dà un buon esempio.