Le Ninfe – Roma
Le Ninfe
Via G. Antamoro, 65 – 00139 Roma
Tel. 06/87137930
Sito Internet: ristorante@leninfe.it
Tipologia: tradizionale – creativa
Prezzi: antipasti 7/10€, primi 7/10€, secondi 12/16€, dolci 6/6,50€
Giorno di chiusura: Sabato a pranzo; Domenica
OFFERTA
Questo ristorante è famoso tra gli appassionati per l’ampia cantina dai ricarichi incredibilmente bassi che affianca una cucina di stampo creativo, che mostra purtroppo dei preoccupanti segni di stanchezza, peraltro visibili in altri dettagli. Un vero peccato, perché da sempre seguiamo con interesse l’appassionata avventura della coppia di titolari – lui in sala, lei in cucina – che hanno il merito di proporre una ristorazione diversa in una zona di certo non amena della periferia Nord-Est di Roma. Il menù è ben studiato e in apertura propone un percorso degustazione vegano di 4 portate a 30 euro e uno più snello di due portate (primo e secondo) a 18 euro; a chiuderlo diversi taglieri di salumi e formaggi a rappresentare alcune regioni italiane. Noi siamo partiti con le prugne croccanti farcite con pinoli e paté di foie gras su iceberg con vinaigrette al passito di Pantelleria, un antipasto ben pensato con la croccantezza dell’insalata e la nota acescente a bilanciare la grassezza della prugna ripiena. Totalmente sbagliato, invece, il risotto con noccio e triglie, con il cereale al giusto grado di cottura ma slegato dagli altri ingredienti e con una grassezza di base eccessiva; meglio è andata con gli spaghettoni con mazzancolle, aringa e pecorino, quest’ultimo dosato con mano precisa, quindi percepibile ma non prevaricante. Alti e bassi pure con i due secondi provati: se ci ha convinto il calamaro farcito con carciofi e prosciutto San Giovanni e aroma al limone, abbiamo dovuto lasciare nel piatto il coscio di agnello farcito con finferli, castagne, noci e melissa, in quanto dalle carni tenaci e soprattutto estenuate da una cottura inadeguata. Buona la chiusura affidata a una golosa crema di parrozzo con sorbettino al punch e a una Sacher calda con salsa alla vaniglia e rosmarino presentata a mò di tortino, solo un filo troppo dolce, seguiti da un caffè leggermente sottoestratto e piatto al palato.
AMBIENTE
Ospitato al pianterreno di un lungo palazzo, risulta abbastanza accogliente, con i faretti a scendere sui tavoli apparecchiati con dei runner; a dare calore all’insieme le tante bottiglie esposte e la bella musica classica di sottofondo, mentre le piante finte che scendono dal controsoffitto sono la classica nota stonata.
SERVIZIO
Di poche parole e inspiegabilmente lento anche a locale semivuoto, come in occasione della nostra ultima visita. Se si “tira” a parlare il titolare, però, si apprezza la sua competenza e al tempo stesso si coglie minor entusiasmo che in passato.
Recensione a cura di: Roma de La Pecora Nera – ed. 2020 – www.lapecoranera.net