Letta: «La nostra bandiera è lo Ius Soli». Poi la spara grossa: «I giovani stanno venendo da noi»

20 Ago 2021 10:14 - di Franco Bianchini
Letta

La legge sullo Ius soli? «Per noi è una bandiera fondamentale, perché sarà l’Italia di domani così. È assurdo aspettare tutto questo tempo. In Parlamento su un’iniziativa di questo genere abbiamo faticato, fatichiamo e faticheremo a renderla maggioritaria». Enrico Letta, presenta il suo libro “Anima e cacciavite” e ripete il solito ritornello. Un chiodo fisso. In mancanza di idee, si rifugia sulla cittadinanza agli immigrati. Evita di parlare degli scivoloni della Lamorgese. Solo buonismo distribuito a chili.

Letta si illude sul voto dei giovani

Poi la spara grossa: «Abbiamo ricominciato a recuperare voti fra i giovani. Questo mi fa piacere. Se non troviamo il modo di mettere i giovani al centro del nostro sistema non facciamo un servizio al Paese». Evidentemente il leader del Pd fa finta di non aver letto i sondaggi che riguardano le nuove generazioni. Cifre che, quantomeno, dovrebbero indurlo a riflettere.

«Sbagliato mandare Draghi al Quirinale»

Letta sposta il suo discorso sulla legislatura: «Termini nell’aprile 2023», dice. «In questa legislatura si possono fare riforme importanti, giustizia, ius soli, suicidio assistito. Se terminasse a febbraio 2022, butteremmo l’occasione. Oggi la vera forza che abbiamo è la credibilità di Draghi a palazzo Chigi». Perciò «sarebbe sbagliato mandarlo al Quirinale e andare a votare». Questa, aggiunge, «è una situazione eccezionale. Il Paese ha bisogno di unità nazionale per spendere i fondi europei. Ma questa è la prima e l’ultima volta che governiamo con Salvini. Lo giuro».

Il nuovo bipolarismo secondo Letta

«Stiamo entrando in un nuovo bipolarismo italiano, che sta dentro un bipolarismo europeo. Da una parte i sovranismi anti-europei, dall’altra quelli che credono nel Next generation Eu. La mia responsabilità», continua Letta, «è quella di costruire un campo alternativo che sia in grado di prendere un voto in più di Salvini e Meloni».

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