Marcinelle, Meloni: «Nessuno paragoni i nostri emigrati a chi oggi sbarca illegalmente in Italia»
«Nell’anniversario del disastro di Marcinelle, dove persero la vita 136 italiani, ricordiamo i nostri connazionali caduti in Belgio cercando un futuro migliore». Giorgia Meloni in occasione del 65° anniversario ricorda la tragedia di Marcinelle. Era l’8 agosto del 1956 quando 262 uomini, tra cui ben 136 italiani, morirono intrappolati nella miniera di Marcinelle, in Belgio. È una delle più grandi tragedie del lavoro che la storia ricordi. I minatori in attività erano 274: solo in 12 uscirono vivi. Tutti gli altri morirono: oltre ai 136 italiani, 95 belgi, otto polacchi, sei greci, cinque tedeschi, cinque francesi, tre ungheresi, un inglese, un olandese, un russo e un ucraino. «Ancora oggi – scrive la leader di FdI su Fb – qualcuno ha il coraggio di paragonare quegli italiani, emigrati per migliorare la loro condizione e quella della Nazione che li ospitava, a chi sbarca illegalmente ogni giorno in Italia pretendendo solo diritti (col benestare e il supporto di una certa sinistra). Noi continuiamo a rendere onore a quelle vittime, simbolo del sacrificio dei lavoratori italiani nel mondo».
Marcinelle, i commenti al post di Giorgia Meloni
Tanti i commenti al post di Giorgia Meloni. Scrive un utente: «Italia, Paese di migranti, lavoratori con documenti e voglia di fare… senza aiuti ma con tanta dignità e orgoglio. I nostri connazionali sì che hanno contribuito a far crescere altri Paesi anche se per molti di loro ci sono state varie Marcinelle». E un altro scrive: «La sinistra specula su tutto e speculerà anche su questo! Ma i paragoni non sono gli stessi e i tempi e le condizioni non sono uguali !!! Un vero legislatore dovrebbe saperlo!». C’è chi ricorda: «A quei tempi vivevo lì vicino, fu spaventoso. Tanti minatori erano italiani». E chi osserva: «In ricordo di chi è partito e non è più tornato e di quegli italiani che oggi lasciano la loro terra per un futuro migliore all’estero. Lavoriamo perché non sia più necessario!».