Perché Durigon sì e Montanari no? Negare la tragedia delle foibe è un insulto alla storia

28 Ago 2021 19:14 - di Lando Chiarini
Durigon

Da due giorni il Fatto Quotidiano brinda alle dimissioni di Claudio Durigon. Ce ne saremmo fatti una ragione se il leghista avesse proposto di sbianchettare dai giardinetti di Latina il nome di uno quei «partigiani della Costituzione» in toga tanto cari al suo direttore. Ma si trattava di Falcone e Borsellino, due magistrati eroi che hanno pagato con la vita il loro senso dello Stato e che perciò difficilmente si sarebbero arruolati nel circo mediatico giudiziario allestito tempo dopo da Marco Travaglio & Co. Roba da professionisti dell’antimafia modello Leoluca Orlando Cascio, uno che non esitò ad accusare Falcone di «tenere i fascicoli delle inchieste chiusi nei cassetti». Lo stesso, per la cronaca, che ogni anno versa fiumi di lacrime nel ricordo del «povero Giovanni».

L’Anpi in difesa del prof. negazionista

Ma non è di Orlando Cascio che vogliamo parlare, bensì di Tomaso Montanari (alla destra di Bersani nella foto). Perché chi di dovere non ha ancora revocato la sua designazione a rettore dell’Università per Stranieri di Siena dopo che ha negato la tragedia delle foibe? Perché Durigon ha dovuto gettare la spugna mentre l’aspirante-Sgarbi tiene ancora il sedere incollato su tutte le poltrone che occupa per meriti politici? Non solo nessuno lo esorta a fare le valigie, ma l’Anpi si è addirittura avventurata in una difesa tanto infondata quanto pasticciata, a conferma che, come le stagioni, anche i comunisti non sono più quelli di una volta. Eppure basta ragionare un attimo per rendersi conto che Montanari deve mollare l’incarico, esattamente come Durigon.

Durigon vittima del doppiopesismo

Se questi ha infatti offeso la Costituzione antifascista, l’altro ha negato il fondamento della legge che ha istituito la Giornata del Ricordo in memoria della tragedia degli italiani del nostro confine orientale. Tra i due non c’è alcuna differenza, se non di colore politico. Ma è vera democrazia quella che interpreta per gli amici e applica ai nemici? Beh, un pochino ci abbiamo fatto il callo dopo decenni di toghe rosse nei tribunali (vero Palamara?) e di arbitri in casacca politica al Quirinale (vero Palamara?). Ma il troppo storpia e tirare troppo la corda non conviene a nessuno. Durigon ha tolto il disturbo e Montanari deve fare altrettanto. La sua presenza come rettore sarà pure motivo di orgoglio per l’Anpi, ma è un’offesa per gli istro-giuliano-dalmati. Sono italiani anche loro. Per scelta, oltre che per nascita. Un motivo in più per non deluderli.

 

 

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