Tutte le giravolte e tutti i pasticci di Locatelli per vaccinare anche i giovanissimi
«Pur di vaccinare anche i giovanissimi Locatelli pasticcia con i dati dei decessi». La Verità dedica un’intera pagina ai vaccini sui minori. E attacca il coordinatore del Comitato tecnico scientifico Franco Locatelli mettendo a confronto le sue dichiarazioni. «Lo scorso maggio, appena tre mesi fa», si legge, «compariva in audizione davanti alle commissioni congiunte Salute e Istruzione del Senato dichiarando che il rischio Covid per i giovanissimi era “contenuto, se non irrilevante”. Spiegava, infatti, che in un anno e mezzo di pandemia “il prezzo pagato in termine di vite perse nella popolazione pediatrica è stato di 19 pazienti sotto i 18 anni e spesso c’era una patologia concomitante”. Nessuna preoccupazione… perché i minorenni “possono però essere esposti a stress in seguito alle misure” conseguenti al lockdown».
Locatelli e le vaccinazioni degli adolescenti
«Però solo tre mesi dopo il professore cambia tono, sul Corriere della Sera», scrive sempre il quotidiano diretto da Belpietro, «annuncia minaccioso che “i deceduti sotto i 19 anni in Italia sono a oggi 28” e che la vaccinazione serve perché “gli adolescenti vengono protetti dal rischio di sviluppare malattia grave o addirittura fatale”. Il numero estratto questa volta dal coordinatore del Cts e presidente del Consiglio superiore di sanità non è dieci, cento volte più grande di quello rilevato a maggio: stiamo parlando di nove decessi in più tra giovanissimi».
La Verità, il rapporto dell’Iss
La Verità, cita l’ultimo rapporto dell’Iss: «L’età media dei pazienti deceduti e positivi a Sars-CoV-2 è 80 anni» e che malgrado il terrorismo da variante delta l’età mediana dei pazienti deceduti positivi al Covid «è più alta di oltre 35 anni rispetto a quella dei pazienti che hanno contratto l’infezione», con età media 46 anni. E poi si legge ancora su La Verità, ancora: «Non riempiono gli ospedali, non vanno in terapia intensiva, i decessi tra gli under 19 non raggiungono nemmeno i dieci casi in tre mesi, sono 28 in un anno e mezzo, quindi perché suonare le sette trombe? L’operazione seria, corretta sarebbe stata rendere trasparenti le cause di quelle morti, finite nel calderone di chi viene registrato vittima del Covid anche se aveva altre patologie o era caduto dalla scala mentre era in quarantena per un tampone risultato positivo. L’Iss fa sapere che al 21 luglio erano 1.479 (l’1,2%) i decessi per coronavirus di età inferiore ai 50 anni ma che “di 105 pazienti di età inferiore a 40 anni non sono disponibili informazioni cliniche; degli altri, 206 presentavano gravi patologie preesistenti”».
I giovanissimi morti per Covid
Scrive ancora La Verità: «Perché non è stato possibile consultare le cartelle cliniche? E perché mai la tabella, sulle patologie e complicanze più comuni osservate in questi pazienti, mette insieme la fascia di età 19-59 anni? Nell’accozzaglia spariscono riferimenti utili a capire le ragioni del decesso degli adolescenti. I pezzi grossi della Sanità preferiscono associare un numero alla cartella del terrore, in tutte le sue varianti. I giovanissimi con l’etichetta “morti per Covid” sono 28, da inizio epidemia, questa sarebbe una ragione valida per vaccinare i ragazzi perché “la protezione degli adolescenti consente di proteggere indirettamente coetanei che frequentano la stessa classe o altri luoghi di socializzazione, ma che non hanno un sistema immunitario capace di rispondere efficacemente al vaccino. Lo stesso discorso si applica ai non vaccinati che entrano in contatto con i bambini”, secondo Locatelli. Edificante esempio – conclude La Verità – di come non si fa una corretta comunicazione ai cittadini».